Per la Asl i malati di tumore sono di Serie A e Serie B
Le cure per i malati terminali di tumore si fermano ai Reali Siti; intere città tagliate fuori dall’assistenza domiciliare; cittadini stremati dall’impeto delle patologie tumorali e dall’impossibilità economica di curarle. Ecco cosa è successo, e cosa succede ancora oggi, nella provincia di Foggia, dove alcuni malati terminali sembrano essere più fortunati rispetto ad altri; sanità e welfare a macchia di leopardo senza un criterio e senza un perchè.
Nel 2009 la Asl di Foggia, in quel momento diretta da Ruggiero Castrignanò, sottoscrive una convenzione con l’Associazione Nazionale Tumori di Foggia affinchè fornisse assistenza ai pazienti oncologici presso il proprio domicilio, garantendo la permanenza fino al decesso attraverso un sostegno multiprofessionale che assicuri interventi di supporto globale al paziente e alla sua famiglia tramite interventi coordinati di cure mediche, infermieristiche qualificate e adeguate alle necessità della specifica situazione di bisogno nel rispetto della dignità e della libertà personale. Medici ed infermieri volontari, dunque, prendono in carico il paziente grave e gravissimo attraverso cure palliative: si tratta di malati terminali delle città di Manfredonia, Foggia e dei 5 Reali Siti.
La protesta ufficiale, da parte del comune di Cerignola, arriva il 16 gennaio scorso quando il sindaco Antonio Giannatempo, su segnalazione degli uffici competenti, informa la Asl Fg delle numerose richieste che i cittadini sottopongono all’assessorato Servizi Sociali chiedendo di rivedere o ampliare la convenzione già in essere. Sarebbero a centinaia i familiari dei pazienti affetti da patologie neoplastiche in stato avanzato che, in difficoltà economiche, non riuscirebbero a sostenere le spese per farmaci, infermieri, visite.
Per ogni paziente seguito, la Asl assegna una quota alla Fondazione ANT, nata a Foggia per volere di Daniela Pedà , dirigente dell’azienda ospedaliera universitaria Riuniti, per un ammontare complessivo di 1200 euro per ciascun malato terminale. La Fondazione dal 2009 provvede ad effettuare i servizi di assistenza domiciliare con una proroga tacitamente pattuita all’inizio di ogni anno (come da convenzione). Restano però scoperti diversi territori e migliaia di malati.
Da tre anni la nostra attività si è estesa anche ai Cinque Reali Siti- spiega Maria Luisa Rizzo, referente foggiana della Fondazione Ant- e da 10 anni esistiamo nella provincia. Ma non è facile coprire tutte le città : adesso ci stiamo attrezzando per Cerignola e Lucera, ma mancano i medici e gli infermieri. Le risorse però ci sono, e vengono puntualmente erogate dalla Asl: 1200 euro a paziente fruitore dell’assistenza domiciliare ANT. I nostri volontari vengono formati a Bologna, dove si tiene un corso specifico, oppure attraverso l’affiancamento di chi lo ha già precedentemente frequentato, informa la Rizzo. Dunque manca il personale affiliato alla ANT e per questo la Asl propina un sistema di sanità e welfare a singhiozzo, in territori assai diversi tra loro. Eppure nelle clausole della convenzione, all’articolo 4- comma 4, è specificato che le attività di cui alla presente convenzione non sono affidate al prestatore di servizi in esclusiva e pertanto l’amministratore contraente (Asl, ndr), nel rispetto della normativa vigente, potrà affidare, in tutto o in parte, le stesse attività anche a soggetti terzi diversi dal medesimo prestatore di servizi (la fondazione ANT, ndr). Eppure questo non accade. E la sanità non è per tutti. Abbiamo chiesto ad Attilio Manfrini il perchè di queste scelte- commenta l’assessore ai servizi sociali del comune di Cerignola, Michele Romano- ma non abbiamo ottenuto alcuna risposta. DA 15 giorni non ci risponde, mentre i cittadini vengono in Comune perchè esigono assistenza per i familiari malati terminali.
Sullo sfondo c’è un continuo chiacchiericcio, tutto da confermare, perchè alcuni pazienti cerignolani in realtà usufruirebbero delle cure e dell’attività della Fondazione ANT: Su questo non posso riferire. Forse succede ma non è ancora formalizzato, ma io non sono dentro le dinamiche mediche ed infermieristiche, riferisce a l’Attacco Maria Luisa Rizzo.
Michele Cirulli