Denuncia il marito per le violenze: “”L’ho fatto per i miei figli””
Prima atteggiamenti scontrosi, poi aggressivi, infine violenza fisica vera e propria. Agnese (nome di fantasia), 24 anni, mamma di due figli, ha avuto subito il coraggio di denunciare le aggressioni del suo compagno.
Come lei, in Italia, più di un milione di donne finisce nel circolo vizioso dei soprusi degli uomini, che si ripetono più volte fino a giungere alla impressionante cifra di 14 milioni di atti di violenza (schiaffi, aggressioni, stupri). A questi si aggiungano I circa 25 casi al giorno di stalking e I 179 femminicidi del 2013 (valore record, ovvero uno ogni due giorni).
Il luogo della violenza, quasi nella totalità dei casi, è l’ambiente familiare. La storia di Agnese sembra ripercorrere interamente l’escalation che dall’aggressività porta alle percosse e ai maltrattamenti. Fino a quando, circa dieci giorni fa, si è recata presso il comando di polizia per dire basta. Ha preso in braccio suo figlio e ha varcato la porta del commissariato: Oggi sono tranquilla, non ho paura di tornare a casa sapendo di dover litigare pesantamente e di doverle prendere, racconta Agnese a l’Attacco. I mesi precendenti, però, sembrano essere stati un inferno.
Perchè l’aguzzino non è stato soltanto suo compagno di vita, ma anche padre dei suoi due bambini di 4 anni e 7 mesi. Dire basta, fuggire dal covo di violenza uscendo allo scoperto non è stato facile. Come non è stato facile accettare una persona al proprio fianco fortemente osteggiata dalla propria famiglia di origine. Non lo accettavano, dicevano che era un irresponsabile, come poi si è dimostrato. Per diversi mesi, pur di difenderlo, ho anche litigato con la mia famiglia. Non ci siamo parlati per diverso tempo, spiega la giovane mamma.
Poi i primi litigi, i primi tradimenti perdonati solo perchè c’erano di mezzo i bambini. Le accuse si sono fatte sempre più pesanti, anche perchè lui non lavorava ed io ho dovuto portare avanti la casa, la famiglia, I figli, l’impiego con turni di 16 ore al giorno. Il clima diventa pesante, I due si lasciano per qualche tempo: Mia figlia ha iniziato ad accusare problemi legati all’alimentazione, le era stato diagnosticato un principio di anoressia. Poi con il ritorno a casa del mio compagno la situazione si è stabilizzata. Abbiamo cercato di riprovarci, ma mi sono accorta subito che non avrebbe potuto continuare, sostiene Agnese.
Abbiamo iniziato di nuovo a litigare violentemente, con toni molto aggressivi. Avevo costantemente paura che potesse succedermi qualcosa, fino a quando dieci giorni fa il mio ex compagno è venuto nel luogo in cui lavoro e ha iniziato ad insultarmi, mi ha strattonata e mi ha definitivamente colpita con uno schiaffo, un calcio e mi ha scaraventata su un tavolo in ferro. è solo a quel punto che Agnese decidere di mettere un punto sulla storia: Non ci ho visto più e, per la verità l’ho fatto più per i miei figli che per me. L’ho denunciato e sono andata ai servizi sociali, mi sono rivolta ad associazioni che oggi mi stanno sostenendo anche economincamente, dice Agnese.
Nell’ultima settimana di quel marito violento sembra essere rimasto solo un brutto ricordo, ma la cautela non è mai troppa: Adesso sono serena, prima di tutto perchè lo sono i miei figli. Poi perchè quando faccio rientro a casa non devo stare con l’angoscia che possa succedermi qualcosa. Fino a poco tempo fa- prosgue la giovane donna- ero sempre agitata. Come lei anche altre ragazze, che però continuano a sottostare in maniera silenziosa agli abusi e ai soprusi: Alcune mie amiche hanno saputo del mio gesto, mi hanno contattata e mi hanno raccontato la loro esperienza. Sto cercando di convincerle, ma non è semplice. Una mia vicina di casa è stata operata già tre volte per lacerazioni all stomaco dovute all’atteggiamento violento di suo marito, ma non ha la forza di denunciare. Ho spiegato che in realtà è una liberazione e che con il passare dei mesi potrebbero pentirsene ancora di più, osserva Agnese.
All’inizio anch’io pensavo che fosse un fatto passeggero, dovuto all’umiliazione della mancanza di lavoro e ad altri stress. Poi ho saputo che mio marito faceva anche uso di sostanze stupefacenti e ho smesso di trovare delle giustificazioni. Così, per evitare anche altri incontri, ho deciso di smettere di lavorare nel posto in cui è accaduta l’ultima aggressione, perchè era di proprietà di un suo amico, che tra l’altro non mi ha difesa quando sono stata maltrattata. Lì ci lavoravo per 50 euro alla settimana ed era il mio unico stipendio, conclude la donna. Una partita di solidarietà per sostenere AgneseQuando Agnese è stata picchiata dal suo compagno ha contattato Maria Raddato, presidente dell’associazione La Rondine. è stata lei a prestarle le prime cure, a starle vicino negli attimi successivi alla denuncia in commissariato. E così, la Onlus oggi cerca di sostenere la giovane vittima, che tra l’altro è disoccupata con due figli, organizzando una partita di solidarietà .Insieme al suo collaboratore Antoio Sciscio, Raddato ha messo in piedi l’evento dell’8 maggio: Tutti in campo contro la violenza. A parteciparvi saranno sei squadre: una delle Forze dell’Ordine, Fidas Zapponeta, Centro d’ascolto don Antonio Palladino, Avis e Anpana. Il ricavato servirà a sostenere economicamente la famiglia di Agnese. E’ una donna coraggiosa, che ha denunciato e deve essere da esempio per tante altre vittime. Anche noi all’inizio pensavamo potesse trattarsi di qualcosa di meno grave, ma le siamo stati sempre al fianco. è giusto che tutta la comunità civile si unisca a questa battaglia e dimostri ancora una volta di essere una città solidale, invita Raddato. Purtroppo ci sono altri casi che rimangono nel silenzio, che non trovano una soluzione giusta. Molte donne ci contattano ma non hanno il coraggio di uscire allo scoperto, per timore o per vergogna. Questa partita servirà anche a sensibilizzare, a dire basta ad ogni tipo di violenza sulle donne, sottolinea la presidente de La Rondine, che da oltre dieci anni si occupa degli emarginati, delle vittime di soprusi e dei senzatetto.