Ofanto Sviluppo (Interporto)? E’ da sopprimere per legge
è ancora una volta la legge che mette a freno le manovre del sindaco di Cerignola Franco Metta. Dopo il consiglio di amministrazione SIA, illegittimo perchè non garantisce le pari opportunità con un organigramma tutto al maschile, anche la società Ofanto Sviluppo srl, al cui vertice c’è Giusto Masiello, potrebbe cadere per gli effetti di quanto previsto dalla legge 190 del 2014 che designa una organizzazione differente da quella che Metta ha ipotizzato per la società che si occupa della gestione dell’interporto.
Di pari passo, poi, gli effetti potrebbero essere ben più gravi se guardati in ottica di una definitiva rottura di ogni rapporto con il Comune di San Ferdinando di Puglia del sindaco Michele Lamacchia, che ha già mostrato insofferenza sulla gestione SIA tanto da paventare la fuoriuscita dal Consorzio con tanto di liquidazione annessa. Andiamo con ordine.
Al fine di assicurare il coordinamento della finanza pubblica, il contenimento della spesa, il buon andamento dell’azione amministrativa e la tutela della concorrenza e del mercato, dal 1° gennaio del 2015 a tutti gli enti pubblici e le partecipate è stato imposto per legge di avviare un processo di razionalizzazione delle società e delle partecipazioni societarie direttamente o indirettamente possedute, in modo da conseguire la riduzione delle stesse entro il 31 dicembre 2015. Con quali parametri si dovrà valutare a attuare la soppressione delle società è presto detto: ad esempio quando risultino composte da soli amministratori o da un numero di amministratori superiore a quello dei dipendenti, recita il comma 611b.
La maggioranza delle quote della Ofanto Sviluppo è nelle mani del comune di Cerignola, mentre una parte minoritaria rimane in quelle del comune di San Ferdinando di Puglia. Venti giorni fa il primo cittadino Franco Metta ha annunciato, il 7 ottobre, l’insediamento del nuovo organismo di controllo e gestione formato da due suoi nominativi più quello fornito dall’ente socio per un totale di tre consiglieri e un presidente individuato nella figura dell’imprenditore cerignolano Giusto Masiello (affiancato da Cosimo De Sortis). Ma la Ofanto Sviluppo non ha dipendenti, o comunque il numero dei dipendenti sarebbe inferiore a quello degli amministratori, motivazione che indica il primo parametro per la soppressione in toto della società , come imposto dalla legge 190/2014 entrata in vigore l’ 1/1/2015. La criticità evidenziata sarà oggetto di discussione nell’incontro di martedì prossimo, quando il cda è chiamato a riunirsi con un solo punto all’ordine del giorno: la soppressione dell’ente che gestisce l’interporto e che non ha sviluppato occupazione.
Tra l’altro la scadenza per la soppressione degli enti inutili è datata al 31 dicembre 2015. Le trattative con Lotras e con l’interporto di Forlì, per rilanciare la struttura, proseguono e sono in fase interlocutoria: iniziate con Antonio Giannatempo, proseguono con il sindaco Metta. Senza dare, al momento, i frutti sperati. La struttura, costata circa 50 miliarsi delle vecchie lire e trasformata da subito in una cattedrale nel deserto, è al centro di un progetto che ad oggi ha registrato la sottoscrizione di un protocollo di intesa “ con la supervisione di Lotras- con l’interporto di Forlì atteso che i due territori, pugliese e romagnolo, dispongono di Terminali Merci che, in base alla Pianificazione regionale e nazionale, hanno una valenza rilevante e strategica nel trasporto merci su ferro e che lo scalo di Villa Selva è stato individuato per agevolare la concentrazione in un’unica struttura delle attività logistiche legate al sistema ferroviario dell’intera Romagna.
Michele Cirulli