Poveri, politica, condivisione: buona la prima di mons.Renna
Sabato 16 gennaio la diocesi di Cerignola “ Ascoli Satriano ha salutato l’arrivo di monsignor Luigi Renna e la partenza, dopo 15 anni, di Felice Di Molfetta. La cerimonia, che nonostante la pioggia battente ha registrato una grade partecipazione di fedeli e di curiosi, è iniziata con il saluto alla casa di riposo Solimine ed è proseguita a Palazzo di Città per culminare in Cattedrale con la santa messa.
Diversi i punti toccati dal nuovo pastore della comunità , che in maniera inusuale, durante l’omelia, ha deciso di non trattare i punti programmatici del suo mandato, preferendo costruirli insieme.
Sorridente e affettuoso, visibilmente emozionato, Renna ha varcato il portone del Duomo seguito da autorità politiche, religiose, civili e militari. E negli incontri tenuti non ha mancato di dare indirizzi ben precisi. L’unica linea programmatica certa ha riguardato i rapporti tra chiesa e politica. Dove andrà Di Molfetta? Ancora a Cerignola. Ancora per qualche mese.
Chiesa e politica. I rapporti tra la religione e l’amministrazione sono evidenti. La lista i-Cattolici, i priori delle confraternite come assessori, il progetto politico ispirato da vescovo e dal capo ufficio comunicazioni sociali Giuseppe Di Bisceglia. C’è stato tanto chiacchiericcio, in campagna elettorale, per l’interventismo della Chiesa. Renna traccia la linea, durante il suo intervento a Palazzo di Città , di fronte ad uno smarrito Franco Metta. Il vescovo non vuole i cristiani del minimo morale, ma quelli su cui mai dovrebbe esserci l’ombra dell’interesse individuale e dell’incoerenza. Il bene comune è l’aspirazione a cui tutti devono rivolgersi ed esortando i fedeli laici a partecipare alla vita politica. “”Ma per raggiungere questo scopo la Chiesa parteggerà per qualcuno? Significherà che avrà propri interessi? Partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come forestieri . dice l’ antico autore cristiano. E poi- ha precisato Renna- aggiungo non parole mie, ma con quelle del magistero della Chiesa, con quelle della Dottrina sociale della Chiesa che per 15 anni ho insegnato nelle aule di teologia, e che ora ripropongo a quelli che ne sono i principali destinatari, i fedeli laici, chiamati ad animare con la loro testimonianza le realtà di questo mondo. Afferma la Dottrina sociale della Chiesa: Le istanze della fede cristiana difficilmente sono rintracciabili in un’unica collocazione politica: pretendere che un partito o uno schieramento politico corrispondano completamente alle esigenze della fede e della vita cristiana ingenera equivoci pericolosi. Dunque, nessuna scelta di campo da una parte o dall’altra perchè il nome di Cristo deve unire e non dividere. I poveri. Renna aveva salutato la diocesi con un messaggio di auguri natalizio parlando di povertà , a ridosso anche degli scandali sui regali costosi voluti da Carmine Ladogana&Co (ciò che è del vescovo è di tutti, ha detto). Così come il bene comune sia bene di tutti, degli ultimi soprattutto, perchè c’è una opzione preferenziale per i poveri che attende scelte coraggiose da ciascuno di noi. Non potrò farlo da solo, ma con il popolo su cui sono chiamato a vegliare. A vegliare, badate, non a vigilare. Vegliare significa avere uno sguardo acuto, potenziato dal collirio del vangelo. E permettete: guardo i giovani con le loro enormi potenzialità , ma anche quelli costretti ad emigrare per lavoro; guardo coloro che lavorano e coloro che sono disoccupati; coloro che sprecano i loro averi dietro le slot machines e quelli che con sacrificio investono nel futuro dei loro figli; coloro che sono felici del loro matrimonio e coloro che lo stanno vedendo andare in crisi; coloro che difendono la cosa pubblica e coloro che attentano ad essa nella criminalità nelle cui maglie sono caduti; coloro che nelle campagne sono vittime di nuove o forse anche antiche forme di schiavitù. Un pensiero va ai carcerati e a coloro che stanno scontando la loro pena a casa: anche per loro ci può essere un futuro radioso, ha detto Renna. Il nuovo vescovo non dimorerà nella residenza che adesso è di Felice Di Molfetta, ma ha scelto una nuova sistemazione. La nuova chiesa dovrà essere amata e non giudicata, richiamando ad un affetto forse un po’ ingiallito rispetto alle ultime vicissitudini che hanno interessato la Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, balzata agli onori delle cronache nazionali e caratterizzata da un alto tasso di litigiosità interna (ed esterna).Di Molfetta, vescovo emerito. Ufficialmente vi sarebbero problemi per il trasloco nella città natia di Terlizzi. Per questo il vescovo uscente Felice Di Molfetta rimarrà ancora per qualche settimana (o mese) all’interno dei locali della Curia di Cerignola. Eppure già a ottobre del 2014 l’Attacco svelò quello che si è appena verificato, con Cerignola che prende le sembianze di Roma con due vescovi in carica: Renna e Di Molfetta come Francesco e Ratzinger. Le attese del vecchio establishment. Don Carmine Ladogana, vicario di Di Molfetta, dice: Clero e laici si attendono un pastore carico di umanità che sappia dialogare e che pur richiedendo quanto giova al bene del gregge, l’ottiene con l’affabilità , la pazienza, l’attesa e la convinzione. Tante e vive sono le realtà parrocchiali ed ecclesiali diocesane, per le quali tanto si spendono tutti i nostri sacerdoti e che nei mesi a venire conoscerà . Sono certo che in linea di continuità con i suoi predecessori, saprà apprezzare e farsi carico di tante risorse che incoraggerà e sosterrà unitamente a tutte le iniziative che hanno qualificato e qualificano il nostro lavoro pastorale.Le nostre attese- auspica- ne sono certo, sono anche le sue attese e mi sembra che trovino già una risposta nel suo motto paolino, Edificare nella Carità , riportato nello stemma episcopale che è segno di un programma di servizio alla nostra comunità diocesana. Poi la raccomandazione, citando san Francesco di Sales: Il bene non fa rumore e il rumore non fa bene. Inusualmente Monsignor Renna, durante l’omelia, non ha tracciato le linee programmatiche del suo mandato: ascolterò, camminiamo insieme, ha più volte ribadito nel tentativo di ricnciliare una diocesi che ha subito il segno di 15 anni controversi.