Riordino ospedaliero, l’effetto BAT sul Tatarella
Prima della nascita della Provincia di BAT, Margherita di Savoia, Trinitapoli e San Ferdinando di Puglia erano parte integrante del foggiano. Poi, nel 2009, con l’istituzione ufficiale del sesto ente pugliese, hanno iniziato a far riferimento alle città di Barletta, Andria e Trani.
Quella sottrazione di tre comuni, però, non ha intaccato minimamente l’affluenza di quei residenti all’ospedale di Cerignola, il Tatarella, che hanno continuato a frequentare naturalmente, e non ha inciso sul numero dei posti letto, se non da un punto di vista puramente formale. Risultato? Le alte percentuali di letti per 1000 abitanti sono tarate su un territorio che solo sulla carta conta tre comuni in meno, ma nei fatti continua ad accogliere pazienti della sesta provincia.
Per questo le percentuali e i dati del Sant’Anna rivelano una sproporzione (4.1 posti su 1000 abitanti) che fa del foggiano un caso più unico che raro. è questo quanto sostiene, numeri alla mano, il direttore sanitario per delega del Tatarella di Cerignola, Rocco Dalessandro. A questa situazione si aggiungono anche le implicazioni che provengono da un’altra città della BAT, Canosa di Puglia. Ho già scritto al direttore generale Vito Piazzolla che noi, come ospedale, subiamo i riflessi della chiusura dell’ospedale di Canosa. Una grande fetta della popolazione della BAT, e parlo di Trinitapoli, Margherita di Savoia e San Ferdinando di Puglia, che storicamente si rivolgevano a Cerignola, indipendentemente dal confine della provincia, continuano a rivolgersi a Cerignola, afferma Dalessandro.
Dunque, cambia la cartina geografica, ma non l’abitudine del paziente. Ed oggi, nei calcoli regionali che determineranno tagli e accorpamenti a seconda della produttività dei reparti, quegli stessi pazienti sono spariti (perchè appartenenti ad un’altra provincia), ma solo sulla carta. Non dobbiamo dimenticare alcune eccellenze, come urologia, che rispondono meglio alle esigenze dei cittadini e richiamano gente anche da fuori i confini provinciali o del classico bacino di utenza. Ma non è tutto.
Perchè dobbiamo considerare anche che Canosa è un punto di primo intervento, non è più un ospedale perchè è stato declassato. E i cittadini, distanti da noi solo 12 km, continuano a curarsi al Tatarella: sono frequentissimi i trasferimenti in chirurgia, da almeno un anno e mezzo, sostiene il direttore sanitario per delega. A risentirne, prima di tutto, è stato il pronto soccorso.
E’ il dato più eclatante in nostro possesso. Siamo con un numero di accessi superiore addirittura al presidio ospedaliero di Andria. E da quando Canosa ha chiuso i battenti si è registrato un incremento di accessi del +40% e nonostante tutto i dati sulle liste di attesa, in relazione alle altre strutture, sono tra i più bassi. Tanto che il personale è stato subito adeguato.
Siamo al confine con la BAT e questo non può essere ignorato; dovremmo fare uno studio anche sui riflessi che avrà il riordino della BAT sul nostro presidio. Un altro elemento di cui, forse, non si è tenuto sufficientemente conto è che è vero che la provincia di Foggia si è ritrovata con una percentuale di posti letto superiore a quella della Puglia (4.1), ma è anche vero che questa percentuale risente della popolazione delle tre città che prima erano della provincia di Foggia. Se oggi continuassimo “ anche formalmente- ad avere le tre città passate con la BAT, i dati sarebbero meno eclatanti, più congrui e sarebbero quasi in linea con i valori regionali. Invece oggi quei comuni figurano in ASL BAT, ma non nei fatti, prosegue Rocco Dalessandro.
Le tre città , insieme a Canosa di Puglia, raccolgono circa 70mila potenziali utenti che, a dispetto della locazione geografica, continuerebbero a riversarsi al Tatarella. E cosa succederà con il piano di riordino voluto anche nella BAT?
Non sappiamo nemmeno quali cambiamenti ci saranno nella ASL BAT, sappiamo che forse Andria e Barletta non avrebbero scossoni. Non dobbiamo dimenticare nemmeno che sono anche tanti i residenti di Zapponeta che si riversano a Cerignola. Siamo un ospedale di frontiera, ci troviamo a confine tra diverse province ed è un fatto che non può essere trascurato. è questo il senso di una relazione che ho provveduto ad inviare al direttore generale Vito Piazzolla, conclude Rocco Dalessandro.
Forza Italia promette battaglia sul presidio ospedaliero
Barricate. è questo quanto promettono Natale Curiello, Paolo Vitullo e il circolo locale di Forza Italia sul riordino ospedaliero pugliese che riguarderà anche il Tatarella di Cerignola. Il dato è emerso nel corso di una riunione fiume della segreteria politica di Forza Italia tenutasi giovedì 21 gennaio. A maggioranza assoluta il partito ha votato una linea politica che darà dura battaglia in ogni sede per garantire i servizi sanitari a quasi 100mila cittadini non solo cerignolani ma anche di molti paesi vicini. La decisione presa prevede una forte presenza in Consiglio comunale, in Regione e presso il Ministero della Salute guidato dalla Lorenzin, si legge nel documento diffuso dagli azzurri, di cui i primi firmatari sono i consiglieri Curiello e Vitullo.
I Forzisti sono pronti a presidiare anche la piazza di Montecitorio per impedire una ipotesi di chiusura del Tatarella, che non credono assolutamente possibile. Se tagli ci devono essere che vengano fatti dove ci sono gli sprechi e non sulla pelle dei cittadini, aggiungono i dirigenti di Forza Italia. Questo non vuol dire che il Tatarella non debba funzionare meglio, siamo i primi che vogliamo un ospedale sicuro ed efficiente nei servizi. Invitiamo tutti i sindaci dei paesi limitrofi a Cerignola a partecipare al prossimo Consiglio comunale di fine mese nel quale si discuterà di questo argomento, è l’appello finale.
Michele Cirulli