Oriana, che ha portato lo yoga nella Striscia di Gaza
Abbiamo portato lo yoga per la prima volta nella striscia di Gaza. Erano molto sorpresi, ma con una grande voglia di vivere, di conoscere, di imparare. Lo yoga è servito per offrire un supporto psicologico e fisico, per conoscer se stessi e controllare le proprie emozioni, le paure e le ansie dovute ai continui choc di una realtà post guerra.
Oriana Lapollo, 33 anni, è da poco ritornata in patria dopo il suo viaggio a Gaza. Attraverso una rete di centri sociali, dalla associazione Vik allo Scuria di Foggia, per nove giorni la truppa italiana (con un’unica pugliese) è partita da Bologna e si recata nel lembo di territorio palestinese a confine con Israele, teatro di guerre, divergenze religiose, oppressione e privazioni.
L’obiettivo è stato quello di portare le arti circensi e lo yoga nella prigione a cielo aperto. Si è presentata così, per Oriana, la nuova meta. Nei 9 giorni di permanenza nella Striscia il gruppo italiano ha fatto della propria pagina Facebook una sorta di diario di bordo, in cui annotare facce, emozioni, racconti, la quotidianità e la libertà negate. Perchè se è vero che Israele tecnicamente è fuori dalla striscia di Gaza, nei fatti mantiene un controllo asfissiante sulla vita delle persone palestinesi, in quel fazzoletto di terra grande 300 km/q in cui vivono oltre 1.6 milioni di abitanti.
Abbiamo superato il check point di Erez, dopo aver aspettato il visto a Gerusalemme per oltre 24 ore. Abbiamo superato il confine attraversando un lungo corridoio di ferro, una sorta di muraglia lunga oltre un chilometro e mezzo in cui abbiamo subito controlli, body scanner, interrogatori sui motivi per cui eravamo lì, racconta Oriana Lapollo. Difficile spiegare che a Gaza avrebbe voluto portare solamente lo yoga ed insieme ai suoi colleghi cercare di dare un nuovo punto di vista nei luoghi di guerra. Lo straniero che attraversa il border di Erez non è visto di buon occhio, perchè Israele sventola il rischio terrorismo per ogni nuovo accesso. Per questo lo screening è totale, dai bagagli alle unghie dei piedi, dalla consultazione delle rubriche telefoniche all’accesso sui profili social dei nuovi ospiti. E poi armi. Armi ovunque. Ragazzi israeliani della mia età con l’iPhone in una mano e le cartucce nell’altra.
Attraversato il border c’è Gaza. La nostra base è stata la sede dell’associazione Vik, che ha sostenuto il progetto. Siamo state ospitate da un ragazzo del posto, che ci ha offerto la sua abitazione nella quale abbiamo vissuto con sua moglie e i suoi figli. C’è stata grande curiosità per la nostra attività , non conoscevano lo yoga e hanno partecipato in tantissimi, anche se non siamo riusciti ad accontentarli tutti. Abbiamo fatto lezione nelle università , nelle scuole, nel media center dei giornalisti di Gaza. Yoga, trapezio e tessuti non erano mai entrati nella Striscia. Ne avevano sentito parlare e avevano visto dei video- spiega Oriana- ma mai prima avevano lavorato con degli insegnanti. Per come sono loro in tempo record diventeranno dei master anche in queste discipline. Lo scontro tra Israele e Palestina si è concentrato in quello spicchio di terra, perpetuando per decenni terrore e odio.
La tv filtra molto le informazioni che provengono da Gaza. Israele gioca il ruolo che hanno assunto i tedeschi con gli ebrei durante la seconda guerra mondiale. è questo ciò che abbiamo trovato a Gaza, una prigione a cielo aperto, dove i residenti devono centellinare acqua e corrente e non hanno libertà di circolazione. I ragazzi sono bravissimi nel parkour. Alcuni di quelli che abbiamo conosciuto – dice Lapollo- sono stati invitati a Las Vegas per alcune esibizioni, ma dalla Striscia non si esce per via del blocco di Israele, tra l’altro contrario alle risoluzioni internazionali dopo l’insediamento di Hamas.
è un vero e proprio campo di concentramento. Questo pesa molto sulla vita dei palestinesi, sul loro presente e soprattutto sul loro futuro ed è proprio per questo che abbiamo portato lo yoga in quei luoghi di angoscia, osserva Oriana Lapollo. Nonostante tutto sono rimasta colpita dalla gioia di vivere delle persone che abbiamo conosciuto, con le quali sono ancora oggi in contatto attraverso internet. Lo yoga insegna a prendersi cura di sè: un giorno- prosegue Oriana- una signora si è quasi scusata per non essere riuscita a farlo in questi anni.
Il conflitto Palestina-Israele, l’idea di una Terra Promessa ad ogni costo, la barbarie dell’oppressione si battono solo con la rieducazione dei popoli. è difficile dopo anni e anni di odio riuscire a ripartire. Ma allo stesso tempo- conclude la giovane insegnante- è grave come Israele non riesca a fare tesoro di quanto ha subito nella storia con la Shoa.
Michele Cirulli