Victor, la storia segreta del dottor Frankenstein : e l’uomo creò l’uomo
[ LUMIERE EXPRESS ]Dopo aver assistito alla trasposizione cinematografica dell’immortale romanzo di Mary Shelley ad opera di Kenneth Branagh, con Robert De Niro nei panni del mostro, c’era il vago sentore nell’aria che qualsiasi versione sopraggiunta in seguito non avrebbe retto il paragone.
Eppure questa volta siamo rimasti piacevolmente smentiti da questo delizioso prequel alla storia vera e propria.
E’ da molto tempo che un film riesca a mantenersi nei binari del divertissement senza dimenticare attimi di riflessione su bioetica e sperimentazione scientifica. A parere del redattore, questa è la migliore maniera per educare i ragazzi a temi spinosi e di stretta attualità , pur non facendoli sentire davanti ai banchi di scuola. Touchè.
Daniel Radcliffe, l’ex maghetto più famoso del cinema, presenta le vicende dal punto di vista dello storico assistente del dottor Frankenstein, il deforme Igor, creazione pura della tradizione cinematografica, mai menzionato del romanzo. L’infelice ragazzo, costretto a esibirsi nel circo come clown, bistrattato ma geniale, viene tratto in salvo da uno spettatore che nota subito il suo talento medico durante un incidente occorso ad un’acrobata in un’esibizione. Costui si rivelerà niente di meno che Victor Frankenstein, studente di medicina dai risvolti geniali ma decisamente sopra le righe, che decide immediatamente di curare i problemi fisici del suo nuovo amico e renderlo suo assistente di laboratorio. Dopo un’iniziale tentativo su un cadavere di scimmia dall’esito tempestoso, i due amici passano subito alla sperimentazione umana, supportati dalle enormi finanze di un mecenate dai fini non meglio precisati, tale lord Finnegan. A mettere il bastone fra le ruote ci penserà un solerte ispettore di polizia, profondamente devoto cristiano, che subito subodorerà odore di bruciato e si getterà a capofitto nell’impresa di impedire il miracolo che ha in mente il giovane scienziato. Il finale è storia, per farla breve.
Attraverso un impianto tecnico da cinecomic, con didascalie in sovrimpressione e un cast popolato soprattutto da attori giovani e affascinanti, assistiamo ad una miscela ben confezionata di azione e meditazione, tali da far dimenticare le soluzioni narrative non troppo originali. Victor è validamente interpretato da James Mc Avoy (le Cronache di Narnia e l’Ultimo re di Scozia), a cui l’attore presta i suoi magnetici occhi azzurri e dotato di un anima vera e propria, da vere motivazioni e carisma elusivo e beffardo. Veniamo a conoscenza per la prima volta del suo passato, funestato dalla perdita dell’amato fratello maggiore e dagli screzi con il padre, che forniscono un sottotesto funzionale a spiegare il suo progetto di sconfiggere la Morte ed affermare il potere dell’Uomo sulla Natura. Tutto in linea con le idee del romanzo, dopotutto. Victor è un giovane a cui i tempi in cui vive gli vanno stretti, immagina già esperimenti di fecondazione in vitro e non teme la disapprovazione sociale.
Lo scontro fra l’ispettore Turpin e Victor adombra alla perfezione gli attriti fra Scienza e Fede, quasi proponendosi come un novello Galileo alle prese con le mire oscurantiste di un moderno Cardinale del Sant’Uffizio. Il severo funzionario di polizia rappresenta l’uomo che accetta i paletti imposti al genere umano, mentre Victor è tutto teso nella realizzazione dello sforzo prometeico di emanciparsi dalle pastoie del dogma religioso. L’ago della bilancia del regista, alfine, sembra protendere spiccatamente in sua direzione.
E che dire del fedele assistente Igor? Daniel Radcliffe, in gran spolvero, nobilita una figura relegata a lungo fra i personaggi marginali, senza dimenticare di omaggiare la storica interpretazione di Marty Feldman in Frankenstein Junior con i suoi occhi spauriti e perennemente spalancati. Igor nutre una seria gratitudine nei confronti del suo salvatore, e per tutta la durata del film si dibatte fra l’ammirazione sperticata nei confronti del suo maestro e fra la paura di infrangere il cardine della finitudine umana.
Seppur farcito di scene alle prese con pezzi sanguinolenti di membra umane, il film si inserisce a pieno titolo nel solco del cinema per young adult e ragazzi precoci. Padri e madri, accompagnate pure i vostri figli in sala, l’interesse scientifico dei vostri rampolli potrebbe fiorire, dopo la visione.
Enrico Frasca