venerdì, Dicembre 27, 2024
Cultura

Così diversi, così uguali. Cattolicesimo e Islam a confronto

Mentre nelle varie Nazioni dell’Unione europea, in Ungheria in primis, s’innalzano muri, Cerignola ha dato una lezione di apertura e tolleranza, attraverso l’invito del parroco della Chiesa Sant’Antonio da Padova, don Giuseppe Russo, rivolto all’imam Abdallah Massimo Cozzolino.

 
Tolleranza inscritta a chiare lettere nel Dna pugliese, se ricordiamo il clima di convivenza pacifico nella corte dell’imperatore Federico II, durante il cui regno musulmani e cristiani coabitarono in uno scambio proficuo di conoscenze che hanno arricchito il patrimonio artistico del Tacco dells penisola, e che la propaganda islamofoba cerca di rinnegare, da un lato non prestando l’attenzione debita alle varie anime dell’Islam, come i coraggiosi peshmerga curdi che combattono per conto dell’Europa il pericolo costituito dai terroristi dell’Isis, nonchè le brigate berbere che difendono i pozzi petroliferi dell’Eni nelle varie parti del mondo, dall’altro riesumando giornalai superficiali e vanesi del calibro di Oriana Fallaci, più nota in vita per interviste di cronaca rosa e di gossip che non per l’acume dell’analisi politica.

L’imam Cozzolino ha tenuto una lezione sulla misericordia come sostanza della fede islamica, durante la quale ha stabilito raffronti validi con la stessa spiritualità  francescana, testimoniata dal viaggio che il Santo d’Assisi intraprese presso il Sultano d’Egitto, con il quale intesse un dialogo aperto alla tolleranza. Vocazione nata in seguito alla suggestione della triste vicenda di Jerry Maslow, bracciante ucciso dalla ndrangheta per essersi ribellato alle condizioni schiavili imposte nelle campagne in cui lavorava. Dal 1997, anno della sua conversione, l’imam si è dedicato al confronto con il mondo cristiano, partendo da Roma e viaggiando per il Paese.

La misericordia è una delle radici del termine islam. Ogni sura incomincia con un invocazione alla misericordia di Dio, ma tra i 99 nomi dell’Altissimo c’è anche uno femminile, che si riconnette semanticamente all’utero, proprio in riferimento all’atto della Creazione, che è anch’esso un gesto di misericordia.

Il giovane imam ha insistito a più riprese sulla necessita di stabilire un contatto, perchè solo attraverso la conoscenza si ha la possibilità  di riscoprire il volto umano di chi è vicino a noi. La misericordia di Dio è ancora più grande di quella di una madre. Il discernimento del bene e del male è il dono più grande di Dio. Basti pensare alla vicenda biblica di Giobbe. Dio piange ogni giorno per l’impotenza dell’uomo. La storia di Dio è una storia di sconfitte, sconfitte opera dell’uomo, perchè la libertà  che Dio concede comporta anche la possibilità  di opporsi a Lui.

E qual è la via d’uscita alla situazione odierna? Ci viene in soccorso la parola di Jaspers, secondo il quale, cita l’imam, quando la misericordia ispira la vita umana diventa ricchezza di comunicazione.

Convinto della tesi è anche il vescovo Mons. Luigi Renna, intervenuto al termine del confronto, rievocando anche le pagine buie della chiesa, quando essa era vittima di un malinteso interpretativo. Malinteso che ha colpito anche l’islam, con il frequente rinvio alla parola Juhad, che la mala pianta terroristica ha alterato dal suo significato originale, che riporta allo sforzo dell’uomo per uscire dal suo individualismo.

Dopo aver assistito alla lezione, rivolgiamo all’imam alcune domande per avere ulteriori delucidazioni sulla catechesi islamica.

–          Imam, lei ha molto insistito sulle somiglianze tra le due confessioni, islamica e cristiana, ma qual è il valore aggiunto che lei ha trovato nella fede coranica?

–          E’ un salto di trascendenza. Agostino diceva credo un intelligam, intelligo ut credam. IL salto che ho fatto è un salto di fede, non posso razionalizzare. Posso soltanto dire che un elemento forte è stato la possibilità  di mettermi in contatto diretto con il Signore. Al di là  di quelle che sono le esperienze personali bisogna trarre insieme dei punti di condivisione e di cammino per la speranza e soprattutto dei punti per il miglioramento della nostra società .

–          Padre, noi abbiamo avuto in Italia il terrorismo brigatista, e qualcuno ha parlato dei compagni che sbagliano, che possono essere recuperati. E’ possibile che i terroristi islamici possano ritrovare la giusta via con una guida illuminata?

–          Il fenomeno è molto più complesso perchè lei ha parlato di un fenomeno, il brigatismo rosso e nero, che era circoscritto all’Italia. In realtà  qui si parla di un fenomeno internazionale, trasversale, che coinvolge molti paesi. Al di là  dell’aspetto geografico e spaziale, è completamente diverso. Di fondo c’è un sentimento politico, che conduce ad una falsa interpretazione dell’islam. Non è nemmeno un problema di tipo esegetico, è un problema prettamente politico, che confuta quelli che sono i principi fondamentali dell’islam. Ecco perchè occorre insieme di cercare di intervenire non nei centri, ma nelle periferie delle grandi città , delle provincie dove spesso i giovani sono abbandonati. I giovani sono anche i figli degli immigrati, di seconda generazione, ecco spiegato il motivo in modo semplicistico il motivo quella continua adesione da parte di giovani cresciuti e vissuti in occidente di origini arabe che partono per combattere nelle file dell’Isis.

–          Lei ha fatto un bellissimo riferimento all’utero come uno dei nomi di Dio. Cosa ha da offrire l’Islam a una giovane italiana che ha intenzione di convertirsi?

–          Non c’è nessun ostacolo. Il percorso è perfettamente lineare. Purtroppo bisogna eliminare i pregiudizi, e nella mentalità  occidentale, la donna islamica è vista come la donna sottomessa, che non ha libertà , che reprime le manifestazioni di liberta. La donna musulmana è una donna timorata di  Dio, che compie una scelta libera, di un identità  religiosa, nel rispetto di quelle che sono le proprie origini e la propria cultura.
Enrico Frasca
 

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