giovedì, Dicembre 26, 2024
Politica

Donne, vecchi e bambini: al riparo da “”Fango”” Metta

Nonostante il parere degli esperti vada in direzione opposta, il sindaco di Cerignola, Franco Metta, continua ad insistere sul fine pedagogico della sua violenta e volgare ramanzina al bambino di 11 anni che gli aveva confidato, con una punta di sfrontatezza, di essere stato bocciato.

 
Mentre l’Italia intera, data la eco del rimbrotto, si divide tra favorevoli e contrari ai modi duri e decisi utilizzati per rimproverare il discolo, a Cerignola e nella provincia le sfuriate del primo cittadino sono una costante e mantengono gli stessi standard di aggressività , ma senza alcun fine pedagogico da opporre come salvagente. Che siano bambini, preti, cittadini, uomini, donne o anziani, la comunicazione del sindaco civico non cambia di una virgola, perchè dileggio, insulto e volgarità  viaggiano di pari passo con la fascia tricolore. Scemo, stronzo, trimone sono solo alcuni degli appellativi che il sindaco ha sciorinato nel faccia a faccia rimbalzato sul web con il piccolo studente non ammesso alla seconda media. I genitori sono pronti ad adire le vie legali, anche per la presunta violazione di privacy avvenuta sulla pagina Facebook del primo cittadino, ma i precedenti ricordano che più che un caso spacca opinione, quello di Metta è un vero e proprio metodo.
Mentre i commentatori delle testate nazionali, da Massimo Gramellini a Luca Telese, lo accomunano prima a Checco Zalone, poi a Lino Banfi, Metta prosegue dritto per la sua strada tracciata già  un anno fa. Appena eletto, nel luglio del 2015, Metta incrocia un anziano signore ultrasettantenne che, una volta utilizzato il fazzoletto, lo butta per strada. L’aggressività  prende il sopravvento rispetto alla giusta ramanzina. Ed anche in quel caso insulti ed offese, senza l’attenuante del fine pedagogico o dell’auspicio che l’anno prossimo il vecchietto possa essere promosso a pieni voti. Dunque, insulti e offese. Per raddrizzare il tiro, è proprio il primo cittadino a raccontare l’accaduto parlando di sè in terza person (un altro must): Se poco fa vi è sembrato di udire il Sindaco alterarsi per strada, avete sentito bene. Mi trovavo davanti ad un negozio sul Corso, quando ho visto un signore anziano tirar fuori un enorme fazzoletto di carta. Si è concentrato, ha raccolto le forze e si è vigorosamente soffiato il naso. Poi, soddisfatto di sè, ha gettato via il prodotto delle sue fatiche sull’asfalto, con gesto elegante e disinvolto. L’ho aspramente rimproverato. Come l’undicenne si è vantato della bocciatura, così soddisfatto di sè il gesto dell’anziano ha captato insulti e grida.
Non solo, perchè se non va bene con anziani e bambini, va peggio con i preti non allineati al verbo dell’ex vescovo Di Molfetta. Quando Libera di don Pasquale Cotugno fece notare al sindaco di non aver partecipato alla campagna sulla trasparenza della associazione antimafia, non pubblicando stato reddituale e casellario giudiziale, Metta andò su tutte le furie, accusando il sacerdote di boicottare la sua amministrazione piuttosto che pubblicare i documenti richiesti: Ha voluto mandare a carte quarantotto un evento di legalità  e di educazione alla legalità  che avrebbe avuto risonanza nazionale. Che misero piano. Che peccato mortale verso la cittࠝ, salvo poi proporre di voler fare due chiacchiere con l’ex vescovo Di Molfetta probabilmente per bacchettare il sacerdote impertinente. Scorrendo la numerosa lista degli stati facebook di Metta, si scorgono vere e proprie perle. Donne sbeffeggiate pubblicamente, con tanto di nome e cognome, per aver espresso un parere critico rispetto all’amministrazione. Peggio va con i giornalisti, etichettati come frustrati, bavosi, falliti.
L’ultima intemperanza anche verso il direttore de L’Attacco, Piero Paciello, verso il quale gli epiteti sono stati altrettanto volgari: Pezzo di m¦ il più gentile, per il solo fatto di aver acceso i riflettori su alcuni appalti sospetti della sua amministrazione, con il correlato rischio di infiltrazione criminale paventate dalle opposizioni. Andrà  meglio con la tecnostruttura? Anche lì Metta sembra non saper contare fino a dieci. L’ultimo episodio viene da Palazzo di Città , dove una forte litigata, con toni alti e duri, ha prodotto le dimissioni della dirigente Antonella Dituccio, che proprio Metta aveva voluto ai servizi finanziari per sostituire Adriano Saracino. Finisce qui? No, perchè anche nei tribunali la verve di Metta è molto nota.
Scrive il giudice Malagnino nella sentenza n. 1165 del 17 dicembre 2013, che condannò Metta:  comportamento intemperante nei confronti del Presidente del Collegio (Elena Carusillo, ndr) e del Pm (Giuseppe Gatti, ndr) perchè ha offeso  l’onore e il prestigio degli stessi, alzando la voce in tono particolarmente aggressivo e sovrapponendo la propria voce a quella degli altri. Inoltre: Dopodichè, dapprima invitava urlando ac/o D.D.A. Tribunale di Bari squarciagola, tutti i difensori ad abbandonare l’aula in segno di protesta e successivamente non avendo sortito tale effetto offendeva gravemente gli avvocati presenti, accusandoli di non svolgere in modo adeguato il loro compito, di non ribellarsi affermando, in modo da essere udito dagli imputati e dai loro familiari, se non ci sto io qua fanno quello che vogliono.
Due mesi fa è arrivata anche la condanna per diffamazione nei confronti del giudice Alberto Maritati. Per tutti gli altri rosiconi di ogni genere e risma, invece, l’augurio è sempre lo stesso: Crepate. Chissà  quale fine pedagogico imperscrutabile vi sia nella quotidianità  del sindaco di Cerignola.
Michele Cirulli
 
 

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