Rapporto shock dell’Arpa: In Puglia metà della frutta contaminata
Tracce di pesticidi nel 49 per cento dei campioni di frutta e verdura analizzati da Arpa (l’Agenzia regionale protezione ambientale) – tramite il Polo di specializzazione alimenti di Bari – prima che vengano portati sulle tavole pugliesi.
Il prodotto più trattato sono le pere, seguono a ruota fragole, cetrioli, pomodori, peperoni, zucchine, spinaci, sedano, fagiolini e anche l’uva non se la passa bene, considerato che sugli acini sono stati riscontrati residui di 15 sostanze diverse contemporaneamente, con una presenza di residui sul 90 per cento dei campioni esaminati.
Il rapporto dell’Agenzia regionale è stato presentato a Castiglione d’Otranto, nel lancio della campagna ‘Zona non avvelenata’ a cui partecipano 18 Comuni, 28 aziende biologiche, 30 associazioni, l’Università del Salento, l’Isde e il Parco Otranto-Santa Maria di Leuca. E se pure i dati pugliesi sulle contaminazioni risultano in linea con quelli italiani ed europei, l’allarme di Arpa è comunque alto, perchè “”i residui di fitofarmaci possono persistere negli alimenti ed essere ingeriti dall’uomo””.
Non è un caso che i controlli su 2.231 campioni (con oltre 745.000 determinazioni) abbiano riguardato gli alimenti basilari della dieta mediterranea: frutta, ortaggi, vino, olio e cereali. Questi ultimi hanno dimostrato minori concentrazioni di residui di pesticidi, così come l’olio, tutto sommato in buona salute. Pessima la situazione della frutta, che ha ciclo vegetativo più lungo e dunque bisogno di più trattamenti con fitofarmaci. Negli anni il Polo di Bari ha aumentato il numero di principi attivi ricercati, di pari passo con l’aumento del loro utilizzo, considerato che dal 2011 al 2014 esso è triplicato. Inoltre i nuovi formulati in commercio contengono più sostanze attive in un unico prodotto e questo spiega il gran numero di frutti e ortaggi in cui è stata riscontrata multiresidualità di pesticidi. Per le pere, per esempio, il 50 per cento dei campioni aveva da quattro a nove residui e per le fragole il 30 per cento da sette a otto residui. -repubblica.it-