giovedì, Febbraio 6, 2025
Cronaca

Metta diffamò Palladino, danni per 10 mila euro: Non è sindaco della gente perbene

Come si costruisce una diffamazione. Franco Metta è ancora una volta condannato al risarcimento delle spese per aver diffamato l’allora assessore all’ambiente Stefano Palladino in merito all’installazione delle luminarie natalizie. Il giudice Aureliana Di Matteo ha condannato il primo cittadino a versare 10 mila euro al direttore di banca più spese di giudizio e iva.

 

La sentenza- premette Palladino- fa giustizia di uno sciacallaggio mediatico di cui sono stato oggetto in quelle settimane. Franco Metta mi ha diffamato e si è inventato congetture che definire fantasiose è un eufemismo. Le luminarie natalizie sono state acquistate con una procedura regolarissima, il comune ancora oggi con la loro installazione sta risparmiando centinaia di migliaia di euro che in precedenza venivano sprecati. I cerignolani anche attraverso questa sentenza possono capire chi è il loro sindaco. Un sindaco che non rappresenta nè me nè tutti i cerignolani perbene. Il peggior sindaco della storia di Cerignola.

Entrando nel merito, scrive il giudice, la critica politica non può sconfinare nell’offesa alla reputazione anche professionale dell’avversario. Costituisce diffamazione screditare sul piano professionale il proprio contendente politico. Il diritto di critica politica, infatti, non legittima espressioni lesive della dignità  personale e professionale, non sussistendo alcun interesse a che la collettività  ne venga messa al corrente. Infatti, l’attuale sindaco, allora oppositore, si sbilanciò in commenti allusivi su presunti rapporti indimostrati con altri imprenditori tacciati falsamente di essere clienti di Palladino.

Le riportate espressioni non possono dunque considerarsi mirate alla ricerca del consenso elettorale o all’ottenimento dell’appoggio degli elettori alla propria attività  politica, ma si sostanziano molto più semplicemente in un’aggressione all’altrui sfera morale che non può di sicuro essere ricondotta all’esercizio del diritto di critica, motiva il giudice. Nello stesso procedimento ci è finito anche Antonio Lionetti, delfino del sindaco, uscito illeso dall’accusa di diffamazione e al quale dovranno essere corrisposte soltanto spese  di giudizio. Dopo il dileggio dei giudici, gli accertamenti della guardia di finanza per i compensi in nero pari a 366 mila euro e le cause di lavoro perse perfino con il cognato (per oltre 100 mila euro complessivi), sulla testa di Metta cade un’altra tegola.

Farsi corrispondere le spese come da sentenza, però, per qualche creditore inizia ad essere un esercizio fin troppo complicato.
Michele Cirulli
 
 

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