In 1500 per la Marcia della Pace. Polemiche nel dopo-corteo
Non solo pace, intesa come riscatto dalle guerre che lacerano nazioni e continenti. Ma pace intesa come ripristino dei valori di legalità e giustizia, in un momento in cui la città è bersagliata da fatti delittuosi che rendono Cerignola una sorta di palestra del crimine, dove si sperimentano tra l’altro attività criminose che non hanno precedenti in Italia.
Per questo la Chiesa è scesa per le vie cittadine promuovendo la Marcia della Pace che, oltre ad istituzioni e associazioni, ha mobilitato circa 1500 persone. Il direttore dell’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro, esprime soddisfazione per gli esiti del corteo: C’è stata una partecipazione massiccia da parte delle varie parrocchie e dei cittadini del territorio. In un momento in cui la violenza e la criminalità affermano la propria presenza nella città , è importante che anche noi iniziamo ad affermare i nostri valori. Il messaggio di quest’anno lanciato da Papa Francesco è stato rivolto anche ai cittadini e alle istituzioni perchè la pace si diffonda attraverso la comunicazione, che deve essere fondata sul rispetto reciproco e non attraverso l’offesa, che molte volte è quotidiana.
La marcia si è conclusa in Piazza della Repubblica, che ospita Palazzo di Città , e prima di rompere le righe dal palco ubicato nei pressi della villa c’è stato un ultimo messaggio da parte del vescovo Luigi Renna. Non una scelta casuale, quella di Piazza della Repubblica: E’ gesto simbolico, quello di parlare attraverso il palco da cui generalmente si sfidano i politici per imporre la loro propaganda, concentrandosi molto spesso su offese reciproche. Le parole costruiscono la pace, dunque. E non sarebbe un fatto secondario nel momento in cui la comunità è sfilacciata e sembra oppressa da quotidiane rapine, dallo spaccio, dagli assalti.
Sembra che la criminalità si senta legittimata a fare questo tipo di azioni sul territorio, le forze dell’ordine da sole non ce la fanno e- commenta don Pasquale Cotugno- serve un lavoro individuale forte che parta dai singoli cittadini e arrivi fino alle istituzioni, le quali devono condannare con più forza.
La ricostruzione di don Pasquale Cotugno, però, non convince il primo cittadino di Cerignola Franco Metta, che bolla come terribile affermazione l’analisi del sacerdote: Cerignola ha seri problemi di sicurezza e legalità , esattamente come Bari, Foggia, Andria e come tante ( tutte?) le città di questa Provincia e di questa Regione. Negarlo sarebbe stupido. Nego, al contrario, che Cerignola sia il regno della illegalità . Prima di tutto perchè’ questa affermazione truculenta nega il lavoro encomiabile e generoso di tutte le Forze dell’ Ordine, che si prodigano con eroica determinazione e grande spirito di sacrificio. Poi, perchè’ si bolla come Comunità senza leggi e senza regole una Città intera. Una Città piena di gente perbene, commenta il sindaco.
Per Metta si tratta di Una Città che si è negli ultimi mesi segnalata per fervore di iniziative, per sede di eventi, per attività sociali , che si sono non solo svolte con successo, ma anche nel più grande rispetto di regole e nella più totale correttezza di comportamenti. Cerignola è la Città in cui un tentativo di corruzione in danno di chi le scrive, è stato immediatamente denunciato e perseguito. Segnale non trascurabile, eppure ostentatamente trascurato.
Come posso immaginare “ prosegue Metta- di promuovere questa Città , renderla interessante per chi volesse intraprendere, investire, innovare, se il sotto titolo di Cerignola è: regno di violenza ed illegalità . Questa è una Città che vuole crescere, progredire , riscattarsi. Non merita di essere additata come regno di illegalità . Merita di essere incoraggiata, sostenuta, aiutata.
Michele Cirulli