Arrestato a Foggia foreign fighter: cercava reclute per l’ISIS
Un centro culturale a Foggia dove l’uomo svolgeva, saltuariamente, anche il ruolo di imam. E un costante lavoro di indottrinamento alla jihad in Italia e all’estero per reclutare combattenti da inviare. La Digos e il Gico di Bari hanno fermato un cittadino ceceno, Eli Bombataliev, trentottenne foreign fighter dell’Isis, che da tempo viveva in Italia. Un uomo pronto a tutto: “”Se domani mi chiamano per offrire me stesso lo devo fare per forza””, diceva alla moglie.
Bombataliev partecipò nella notte tra il 3 e il 4 dicembre del 2014 all’attacco alla ‘casa della stampa’ a Grozny, in Cecenia e ha combattuto in Siria nell’Isis tra il 2014 e il 2015, passando dalla Turchia. Dopodichà© si è trasferito in Italia, pur facendo la spola con il Belgio tant’è che il suo nome era finito immediatamente nella lista nera dei servizi che, esempio virtuoso e raro di collaborazione, hanno condiviso le informazioni riuscendo a intervenire prima che l’uomo, e le persone a lui vicine, potessero ripartire per la Siria o organizzare qualcosa in Europa, forse in Belgio, dove Bombataliev aveva avuto contatti, anche di recente, con ceceni sottoposti a indagini per terrorismo.
Le indagini “”Caucaso connection”” della Direzione distrettuale antimafia di Bari – coordinate dai sostituti Giuseppe Gatti e Lydia Giorgio – hanno accertato che Bombataliev facesse parte del gruppo di matrice jihadista ‘Emirato del Caucaso’, collegato ad Al Qaeda. E le intercettazioni telefoniche hanno rivelato, per usare le parole del procuratore di Bari Giuseppe Volpe, “”conversazioni agghiaccianti””. Nel 2015 Bombataliev si era trasferito dal Belgio in Puglia, e più specificatamente a Foggia dove, frequentando un’associazione culturale, ha avuto contatti con una serie di persone. Tra queste persone ce n’erano tre che sono state espulse: la moglie del ceceno, la quarantanovenne russa Marina Kachmazova che viveva a Napoli, e due fratelli albanesi di 23 e 26 anni che abitavano a Potenza. La donna – secondo quanto emerso dalle indagini – sarebbe stata istigata al martirio attraverso un lento percorso di persuasione iniziato alcuni mesi fa, fino alla richiesta esplicita di diventare una “”shahidka””, donna kamikaze con cintura esplosiva. Lei, per tutta risposta, gli rispondeva: “”Visto che hai un’altra moglie, che si sacrifichi prima lei”” e lui le confermava che la sua prima moglie, su cui sono tuttora in corso indagini, “”è già pronta””. – repubblica.it –