Bentornato a casa, Peppino!
Dagli scantinati comunali, ridotto in 272 frammenti, alla maestosa ubicazione in Piazza della Libertà : ieri pomeriggio Cerignola ha accolto il murale “”Di Vittorio e la condizione del Mezzogiorno””, dedicato allo storico sindacalista ofantino e realizzato nel 1974 dagli artisti Rocco Falciano ed Ettore De Conciliis.
Ad omaggiare Di Vittorio, a sessant’anni dalla sua morte, il segretario generale della CGIL Susanna Camusso, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il presidente della Provincia di Foggia Francesco Miglio, il sindaco di Cerignola Franco Metta ed il vescovo della diocesi Cerignola-Ascoli Satriano mons. Luigi Renna, oltre ai consiglieri regionali Raffaele Piemontese, Giandiego Gatta e la deputata Colomba Mongiello.
La giornata di presentazione è iniziata nella sala consiliare del Municipio di Cerignola con il confronto tra studenti e insegnanti sulle attività svolte e su quelle da svolgere per proseguire il lavoro sui temi del lavoro e della libertà , un progetto che terminerà il 1° maggio prossimo con il supporto dell’Istituto Pugliese per la Storia dell’Anifascismo e dell’Italia Contemporanea. Nel pomeriggio, a partire dalle ore 17:00, i tre pannelli del murale sono stati presentati alla città .
Ad intraprendere una vera e propria battaglia, nel 2008, formando un movimento di opinione che dal virtuale dei social ha avuto la capacità di attivare l’iter istituzionale successivo, è stato lo storico Giovanni Rinaldi: “”A differenza di quanti rappresentano ufficialmente istituzioni, partiti, sindacati, associazioni, io rimango, felice di esserlo, un semplice cittadino che ritiene di aver fatto quello che è compito dei cittadini che ambiscono a vivere in una comunità civile: impegnarsi, individualmente, in gruppo, con chiunque altro, senza barriere di sorta, se si è consapevoli di avere come obiettivo un bene comune””. Esprime soddisfazione il sindaco Franco Metta, che con l’inaugurazione del Murale individua l’anno zero della vita politica locale: “”Superiamo l’ottocentesca logica in base alla quale per ogni evento debba esserci un pubblico riconoscimento a chissà quale feudatario o signorotto. Questa opera d’arte appartiene al sacrificio della comunità e del popolo di Cerignola. Chiudiamo la pagina della Cerignola che distrugge, che divide e che resta immobile. Da oggi tollereremo solo un tipo di competizione, quella del fare””.
Tra i ringraziamenti, quello a Tommaso Barbieri, “”un operaio che notte e giorno si è prodigato nella realizzazione dell’opera””. Di Vittorio come “”santo laico””, secondo il vescovo Luigi Renna, “”perchà© nonostante la sua formazione valdese e le sue divergenze con la chiesa, è stato uomo del popolo e rappresentante di un comunismo intriso di ideali e umanità , garantendo diritti a chi diritti non ne aveva””. “”Di Vittorio è carne della nostra carne, è un pezzo meraviglioso del nostro paese. Questo è un murale che rappresenta un’opera di comunità e non una ridicola esibizione autoreferenziale””, ha detto il presidente Michele Emiliano che ha esaltato l’intervento del vescovo Renna “”che ha riabbracciato un’intera tradizione politica””. Un passaggio, poi, sull’Ilva di Taranto e un appello alla classe politica “”abbandonare le inutili contrapposizioni””. Il murale Di Vittorio, restaurato da Francesco Daddario e Paolo Gallo, giganteggia proprio a pochi metri da un’altra rara testimonianza storica della tradizione bracciantile cerignolana: il Piano delle Fosse, dove ancora oggi viene conservato il grano.
“”Quella di Di Vittorio è la storia di chi ha scoperto di poter pronunciare parole come diritto alla cultura: è stato un uomo con un profondo senso della libertà . Il suo messaggio è stato quello di restare uniti, perchà© è nel momento in cui i lavoratori si contrappongono – ha detto il segretario generale CGIL Susanna Camusso- che viene a mancare la visione del futuro. Questo è un messaggio attuale, soprattutto in questi tempi in cui si contrappongono padri contro figli, italiani contro migranti. Non esiste un futuro se i giovani non trovano lavoro e non hanno speranza””.
Michele Cirulli