Diritti e libertà , Francesca Brancati presenta “”E se restassi?””
Trentadue anni, tanta voglia di mostrarsi allo scoperto e una storia da raccontare. Sono le credenziali di Francesca Brancati, un’esordiente scrittrice e attivista LGBT di Manfredonia (ma di origini napoletane), membro dal 2010 di Equality, la rete trasversale per i diritti civili di tutti.
Il tour promozionale del suo libro ha fatto tappa a Cerignola lo scorso 15 aprile, presso le Officine Fornari, riscontrando un’accoglienza affettuosa anche grazie alla verve istrionica della sua autrice. L’incontro, fortemente voluto dalla sezione locale di Rifondazione Comunista e da Potere al Popolo, rappresentate da Savino Franzi, ha mostrato palesemente il nuovo corso che la sigla politica intende intraprendere, incentrato sulla conquista dei diritti civili, e sulla necessità di dare voce alle esigenze di una fetta della società italiana ancora oggi non molto ascoltata.
Francesca narra nel suo libro “”E se restassi?”” la propria vicenda di coming out, vissuta con ironia e ferma consapevolezza, senza ricorrere agli stereotipi diffusi per screditare le figure omosessuali. “”Non volevo che fosse un romanzo omosessuale. Se vogliamo abbattere il muro delle differenze, non dobbiamo accentuarle. Troppe volte c’è l’esasperazione, la voglia di accentuare le differenze, che paradossalmente crea più discriminazione. Nel mio libro affronto le questioni i legami omosessuali che mi hanno attraversato. Ho cercato di renderlo il più fluido possibile, e di permettere a chi non ha le stesse lenti di poterlo leggere. Nelle mie presentazioni, mi trovo spesso di fronte ad un pubblico eterogeneo, come anziani. Anche loro si sentono vicini a quei racconti, indipendentemente dal fatto che siano raccdonti a sfondo omosessuale. Si parla di amore, amicizia, famiglia, tutto quello che attraverso ognuno di noi, senza alcuna voglia di rimarcare le differenze. Molto spesso c’è la tendenza, tranne i casi in cui c’è davvero bisogno, si soffre di questa eccessiva tentenza a drammatizzare la situazione. Bisogna cercare di arrivare agli interlocutori; magari un racconto che vive questa situazione, se la rendiamo normale, e la facciamo vivere serenamente, avrò più facilità un ragazzo a fare la sua rivelazione. Non c’è niente di diverso, è tutto normale. Questa mia visione che fugge il catastrofismo deriva anche dalla mia giovane età “”.
Francesca espone anche con maturità e cognizione di causa anche il suo punto di vista sull’approvazione del ddl Cirinnà , con un flashback rivolto all’elezione di Nichi Vendola, evento che ha segnato uno spartiacque nella ricezione dell’omosessualità nel dibattito politico e di costume al Sud. “”Non sono le leggi a cambiare i costumi, ma sono i costumi a cambiare le leggi. Nel senso che l’approvazione di una legge non porta a delle conseguenze. E’ allucinante pensare che una legge pro matrimonio omosessuale “”omosessualizziamo”” la società . Si trqtta di riconoscere un diritto, di far sentire un cittadino uguale agli altri. Bisogna avere libertà di esprimere la propria vita, non credo che le persone omosessuali siano diverse nei costumi dalle altre. C’è ancora tanta difficoltà nel ruolo di genere, come la tentazione di riconoscere una persona dai capi di abbigliamento. C’è ancora tanto da lavorare, perchè la gente non conosce ancora la differenza da orientamento sessuale e senso del genere. Sicuramente il primo mandato di Nichi Vendola fu un successo culturale, perchà© il contesto non era solo regionale, si trattava di una regione con una visione più retrograda rispetto al Lazio, ed ha vinto per quello che è. Nichi è stato straordinario, perchà© lui è arrivato a tutti.””.
Altro abito cucito su misura da parte degli eterosessuali è la promiscuità e i libertinismo che si ritiene connaturato al mondo LGBT, che non manca di far mandare su tutte le furie Francesca, con un punto di vista radicalmente opposto sulla questione. “”Più che di omosessualità , parlerei di omoaffettività . Il progetto affettivo di due persone che deve essere riconosciuto, al di là dei letti. Il problema è che io devo essere libera di affittare una casa, e di ammalarmi e sapere che la mia compagna ha dei diritti, come la reversibilità . Non ci interessa di mettere il velo, è un cambiamento radicale, ma negli anni sono stati fatti tanti piccoli passi””.
Enrico Frasca