Sgarro pensa a una civica, l’attuale PD non sa governare
Tommaso Sgarro starebbe pensando ad una lista civica per correre, anche senza PD, alle prossime competizioni elettorali amministrative. Che il giovane filosofo voglia riprovare la cavalcata a Palazzo di Città sfumata nel 2015 contro Metta è un dato che nel circolo di via Mameli è noto. Il punto, adesso, è capire come.
A livello nazionale più che frammentato il Pd si presenta ai minimi termini e i risvolti della decadenza romana si riflettono anche sulle diramazioni locali. Renzi o Zingaretti? Pd o nuovo soggetto politico? È anche per questo che Sgarro, che in provincia veste i panni del consigliere sotto il simbolo dei democratici, ha imposto che la Lista Sgarro Sindaco non fosse fagocitata dal PD. Anzi, il bipolarismo politico – a Foggia Pd, a Cerignola civico- ha creato più di un malumore in segreteria. Infatti in un apposito coordinamento sarebbe stato chiesto di uscire da questa ambiguità, che ha già causato qualche danno di troppo.
Sembra chiaro che oggi, tra i democratici, nessuno abbia intenzione di far cadere Metta, perché il partito è fortemente lacerato. Ad aver mantenuto in vita l’amministrazione cicognina, con una sua assenza, è stato proprio uno dei protagonisti della lista Sgarro Sindaco: Mario Rendine, la cui vacanza ha nei fatti dato prosecuzione al governo Metta. Non male, per il centrosinistra, visto che andare al voto avrebbe significato estinguersi.
Così Sgarro, uomo di fiducia e collaboratore di Elena Gentile, pensa ad una soluzione per andare oltre il risultato del congresso che lo ha visto sconfitto. Immaginando – dicono i suoi – un contenitore di centrosinistra che sia gemello al PD, ma non necessariamente col simbolo del PD: un’azione, questa, a cui sarebbe orientato anche l’ex premier Matteo Renzi. Salvo poi, è il ragionamento che avrebbero fatto i gentiliani, ricongiungersi al PD, in posizione diversa e di forza, in un eventuale ballottaggio se la loro scommessa supererà lo scoglio dei numeri per ottenere i seggi. Tutte le questioni interne al PD e al centrosinistra vengono ormai affrontate distintamente dai due blocchi contrapposti: saltano le iniziative comuni, i comizi avvengono quasi sempre separatamente, le riunioni di pre-consiglio ormai sono utopia, a prescindere da chi manchi.
Mentre Sgarro pensa al futuro, l’attuale gruppo dirigente del PD pensa all’oggi raggruppando tutte quelle personalità che, in seguito alla sconfitta del 2015, hanno abbandonato la compagine dopo aver constatato la mancanza di un reale cambiamento nelle dinamiche piddine. Tommaso Sgarro si costruisce il suo percorso, il PD allarga al gruppo del 2015, eventualmente senza Sgarro e Gentile. Fatto sta che il Pd è in profonda crisi e, ad un anno dalla spallata del congresso ad Elena Gentile, è incapace di governare e creare un’azione continuativa.
Totalmente dimenticata l’opposizione a Franco Metta, ormai gigante incontrastato senza che gentiliani ed ex gentiliani possano fermarlo. Come spesso succede tra i democratici, la lotta interna finisce per far dimenticare l’avversario comune.
Michele Cirulli