Il reparto di Ortopedia…zoppica: carenza di medici
Da febbraio 2017 il reparto ortopedia del Tatarella di Cerignola rimane ancora con i motori spenti. Non tutti, perchà© le consulenze e le operazioni in elezione vengono ancora svolte, ma per quanto riguarda la traumatologia e gli interventi immediati o d’urgenza i pazienti sono costretti a raggiungere le mete di Foggia o di San Giovanni Rotondo.
A nulla sono valsi gli avvisi pubblici o le chiamate dirette, considerato che i medici continuano a scarseggiare. L’ultima possibilità risiede nel concorso bandito dalla Asl di Foggia, al quale hanno risposto in 21 e dal Tatarella sperano che almeno una minima parte possa servire a rinforzare l’organico di Ortopedia.
Il reparto, oggi retto dal primario facente funzioni Giuseppe Puttilli, può contare su tre unità mediche a fronte delle 7 previste dalla pianta organica. Meno della metà , dunque, per mandare avanti le attività in corsia, drasticamente ridotte dopo che i ricoveri sono stati sospesi.
Dopo il salvataggio di nefrologia, che ha riacceso una speranza per il Tatarella di Cerignola, al Tatarella si fanno i conti con i problemi e con le criticità quotidiane che risiedono soprattutto nella carenza di personale. E a prescindere dalla sfumatura di rosso del governo regionale – da Nichi Vendola a Michele Emiliano – la situazione di ortopedia rimane sempre allarmante. Già nel 2011 si registrò una chiusura di addirittura tre mesi, con conseguenti sostituzioni di medici provenienti da Manfredonia e Lucera. Anche in quel caso la carenza di personale portò alla temporanea chiusura delle sale operatorie. Il penultimo stop si è registrato, invece, nel 2014, quando l’allora direttore sanitario per delega, Rocco Dalessandro, firmò l’ordine di servizio che imponeva la sospensione del servizio. Oggi, anche con la nuova governance in corsia, c’è il nuovo stop che dura da un anno e mezzo e che ha praticamente tagliato al minimo i servizi offerti ai pazienti.
Eppure gli operatori del Tatarella considerano il reparto di ortopedia come un potenziale punto di forza capace di attirare investimenti, forza lavoro e interesse soprattutto nei nuovi (ma pochissimi) medici specializzati. Ipotesi a parte, riferiscono gli operatori del Tatarella, a pesare sulle scelte influirebbero anche le note vicende di cronaca che hanno pesato – fin troppo – sul nosocomio: aggressioni, liti, violenze su medici ed infermieri che terrebbero lontani anche i medici più interessati.
Ed è per questo che un intervento al femore, o che un’emergenza dovuta ad un incidente stradale passa direttamente sotto la competenza di altri ospedali con trasferimenti immediati. Nel Tatarella, che ha in pratica dismesso i posti letto, rimangono attivi solo gli interventi programmabili e programmati.
Michele Cirulli