domenica, Novembre 24, 2024
Cronaca

VIDEO | Dieci anni fa il terremoto de L’Aquila. La storia di Raffaella, rimasta per 8 ore sotto le macerie


Un terremoto che ha spazzato via un’intera città, quello de L’Aquila, in Abruzzo: alle 3.32 del 6 aprile 2009, esattamente dieci anni fa, furono in 309 a perdere tragicamente la vita. Tra queste, 8 le persone di Foggia e provincia a morire sotto le macerie. Nel 2009, il mensile “Zenzero” raccontò la storia della cerignolana Raffaella Caportorto, ai tempi studentessa, rimasta sepolta per 8 ore e poi estratta viva dai resti del suo appartamento. Vi riproponiamo la sua storia, nel decimo anniversario del Terremoto de L’Aquila.

Raffaella, l’orrore sotto le macerie: “Ho pregato, ma non è stato un miracolo”

Una lucidità che non ha mai perso nemmeno sotto le macerie di quel palazzo di 4 piani sprofondato a tre metri sottoterra dopo la scossa; ci chiede di poter menzionare le sue coinquiline decedute, Francesca Marchiani e Maria Civita Mignano, le prime di cui ha chiesto informazioni dopo essere stata estratta dalle macerie. Le ultime due persone con cui ha scherzato e a cui ha “dato la buonanotte come ogni sera prima di andare a dormire» e prima che L’Aquila diventasse un cumulo di mattoni.

«Eravamo in allerta già da una settimana: all’una di notte vi è stata una forte scossa, poi avevamo deciso di andare a dormire. Faceva molto caldo quella sera, un caldo inusuale che a L’Aquila, di notte, non c’è nemmeno in estate».

Uno zaino all’ingresso con lo stretto necessario attendeva Raffaella e le sue coinquiline nel caso di un’emergenza, «poi, mentre dormivo, un boato fortissimo: un pezzo di soffitto mi è crollato addosso e mi sono diretta verso la porta; dopo poco è crollato tutto, mi sono rannicchiata. Buio totale, ho iniziato a piangere, ho chiesto aiuto invano». Dodici appartamenti rasi al suolo, appiattiti in un mucchio di polvere e ridotti in frammenti.



Dell’intero palazzo solo tre superstiti, tre donne. «Avevo una tachicardia fortissima, il cuore mi batteva veloce, ho pensato di morire ed ero rassegnata all’dea: ho sentito la voce di Maria (la coinquilina, ndr), il suo ultimo lamento. Respiravo polvere, mi mancava l’aria. Ho sentito qualcuno che mi tirava un braccio, poi ho scoperto che si trattava di un ragazzo del piano superiore, che poi è deceduto»: otto ore in completa

lucidità, quattro delle quali in piena solitudine, con i soccorsi arrivati intorno alle sette del mattino. «Appena ho sentito l’elicottero ho avuto paura. Ero riuscita a trovare una sorta di serenità, ho pregato per i miei genitori, ho pregato per Daniele, il mio ragazzo, ho pregato di non morire con dolore, ho pregato perchè le mie amiche non avessero sofferto –racconta Raffaella- poichè le avevo sentite morire: in quel momento ho scoperto di credere in Dio, ma non credevo di salvarmi, non avevo alcuna speranza».



Poi, dopo, i soccorsi, «quattro ore che son sembrati giorni interi» e, alle 11:45, la fine del tormento: «Mi hanno detto ‘stiamo arrivando’ e hanno scavato un buco per farmi uscire: ho intravisto un po’ di luce, seppur artificiale, e per me è stata un’emozione molto forte. Non potevano entrare da quella fessura perché l’ingresso avrebbe potuto compromettere gli equilibri. C’era solo una trave che riusciva a mantenermi in vita- spiega Raffaella- e così sono riuscita ad uscire da sola».

Otto ore di buio, di angoscia, riassunte con una semplicità e con un sorriso che ora, soprattutto, sembrano avere il sapore di una rinascita. «Dopo venti giorni ho dato il mio ultimo esame e per settembre ci sarà la mia seduta di laurea. Sono ritornata più volte a L’Aquila e vorrei ritornarci a vivere. Purtroppo la situazione è precaria, le tendopoli che ci mostrano in tv sono tutt’altro che accoglienti, ma pessime, davvero un qualcosa di pietoso».

Non è stato un miracolo, o almeno Raffaella non vuole che lo si definisca così, ma la sua storia ha un qualcosa di eccezionale: quando il dolore si confonde con la gioia, quasi a perdere i rispettivi confini, quando l’impossibile diventa certezza, quando una fine diventa un inizio, c’è sempre un qualcosa di eccezionale. Eccezionale come la storia di Raffaella. Eccezionale come Raffaella.

Michele Cirulli


L’estrazione di Raffaella Caportorto – 6 aprile 2009


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