Altro aumento TARI in vista? Pagheremo per vivere nell’immondizia
“Mai il VI lotto di discarica, non sarò più sindaco”, diceva Metta. Quell’opposizione avrebbe fatto schizzare i costi della TARI (come sta succedendo) e avrebbe mandato in tilt la SIA (come sta succedendo) perché tutte le entrate previste dalla discarica, se non costruita, sarebbero terminate (come sta succedendo).
Oggi Metta paventa la possibilità di un ulteriore aumento della TARI. E come mai, se le condizioni sono le stesse di quelle già verificatesi con il doppio aumento del 2017 (+19%) e 2018 (+36&)? I cittadini non pagano, i debiti aumentano (compreso quello con ASECO, che quelle biocelle le ha costruite e prima o poi si dovranno corrispondere le cifre impegnate).
Da parte sua ci si mette anche la Regione: “Questo – dice Metta – è un appello a tante istituzioni ma in particolare al presidente della nostra regione, Michele Emiliano. Nell’impianto di Forcone Cafiero risultano essere state da tempo realizzate 16 biocelle per la biostabilizzazione dei rifiuti. Sono costate milioni di euro dei contribuenti, se non vengono messe in attività rischiano un degrado e un deperimento che potrebbero mettere in discussione il loro funzionamento”.
Quando la SIA è caduta in disgrazia, l’estate scorsa, tradendo tutti i patti sottoscritti in Prefettura e tutte le soluzioni lampo varate inutilmente, è stata revocata l’AIA, ossia l’autorizzazione a gestire discarica e celle per trattare i rifiuti prima di smaltirli (ossia il vero e proprio business, il motivo per cui SIA riusciva, tra mille difficoltà a tirare avanti). Sul punto c’è un ricorso al TAR, che contrappone regione e Consorzio. Nel frattempo però è tutto fermo e quegli impianti, costruiti da altri (e mai pagati) sono chiaramente inattivi.
Metta spiega: “La Sia non può procedere direttamente alla messa in attività perché la SIA è stata privata dell’AIA. Intanto la giunta regionale, presieduta da Michele Emiliano, con delibera del 20 settembre dell’anno scorso ha deciso e ordinato ad Ager Puglia di attuare ogni utile iniziativa per riavviare l’esercizio dell’impianto complesso. Siamo a metà di aprile 2019 mi chiedo che cosa è stato fatto fino ad oggi”, attacca il primo cittadino. Ad oggi, per biostabilizzare i rifiuti, Cerignola si sposta fino a Massafra. E la soluzione in realtà era ad appena 10 km dal centro abitato. Ma “mai il VI lotto con me sindaco”.
Così cosa si rischia? Lo spiega Metta stesso: “Rischio emergenza rifiuti perché gli impianti simili sono pochissimi, c’è la necessità di trasferire lontano i rifiuti. Tutto questo comporta un aggravio delle spese a carico di tutti i comuni. Andiamo a portare soldi a impianti privati, mentre viene penalizzato un impianto pronto che dev’essere solo collaudato”.
“Insieme a Vasciaveo abbiamo richiesto alla Regione di autorizzare SIA di svolgere il collaudo utilizzando risorse della regione (400 mila euro) che sarebbero più che sufficienti per consentire collaudo e messa in attività. Per quanto riguarda il definitivo affidamento SIA è in condizione di poter gestire”, conclude Metta. Se fosse così, ci si chiede come mai non sia stato fatto prima, quando SIA era titolare di tutte le autorizzazioni.
Michele Cirulli