Coronavirus, “chiuse” Lombardia e 11 province italiane
Nella bozza del decreto in corso di approvazione sono varate misure stringenti a partire dall’allargamento della “zona rossa”. L’intera regione Lombardia sarà infatti “chiusa” insieme ad altre undici province italiane situate nel nord dell’Italia: si tratta delle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria. Nel frattempo i contagiati superano quota 5000 e i guariti arrivano a 589: i morti sono 233.
Ecco, secondo il resoconto di Repubblica, quali saranno le misure da rispettare.
Chiuse palestre e piscine. Deroga per partite a porte chiuse
Il decreto stabilisce inoltre la chiusura nelle aree appena citate di tutte le palestre, piscine, spa e centri benessere. Le competizioni sportive all’aperto sono ammesse solo a porte chiuse. I centri commerciali dovranno essere chiusi ma solo nel week end. Chiusi invece i musei, centri culturali e le stazioni sciistiche. In queste stesse aree le scuole saranno chiuse fino al 3 aprile. Sospesi anche i concorsi.
Niente matrimoni né funerali. Chiusi cinema e teatri
Sono sospese le cerimonie civili e religiose, comprese quelle funebri.
Sospese anche tutte le manifestazioni organizzate, nonché gli eventi in luogo
pubblico o privato, compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo e
religioso, anche se svolti in luoghi chiusi ma aperti al pubblico, quali, a
titolo d’esempio, grandi eventi, cinema, teatri, pub, scuole di ballo, sale
giochi, sale scommesse e sale bingo,
discoteche e locali assimilati; nei predetti luoghi è sospesa ogni attività.
Bar e ristoranti aperti ma solo se in grado di distanziare gli avventori
Bar e ristoranti potranno rimanere aperti ma con obbligo, a carico del gestore, di far rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, con sanzione della sospensione dell’attività in caso di violazione.
Sospesi congedi per medici e infermieri
Medici in prima linea: sono sospesi i congedi ordinari del personale sanitario e tecnico, nonché del personale le cui attività siano necessarie a gestire le attività richieste dalle unità di crisi costituite
a livello regionale. Inoltre l’accesso di parenti e visitatori alle strutture ospedaliere è limitato solo ad alcuni casi.