“Oltre 100 sanitari in quarantena in Capitanata: mandati al macero”
Sembra un film ma non lo è. Sembra una pellicola americana in cui il virus che infetta l’umanità avanza senza sosta e gli eroi che lo sfidano cadono sul campo uno alla volta. Invece è realtà. La location è quella degli ospedali, il virus è il famigerato CoVid-19, gli eroi che cadono in guerra sono medici, infermieri, ausiliari, autisti. Al momento l’esercito dei sanitari in quarantena sarebbe composto da oltre 100 unità: tutte persone che hanno avuto contatti diretti ed indiretti con i contagiati, professionisti e dipendenti che ora dovranno scontare 14 giorni di stop forzato mentre in corsia c’è bisogno urgente di personale. Non si tratta di contagiati, ma l’isolamento è stato imposto per motivi precauzionali.
“Mancano le mascherine, nei reparti più a rischio e nei pronto soccorso non ci sono i kit completi di tute e guanti. La Asl sta cercando di reperire sul mercato tutto ciò che è possibile, ma c’è anche il rischio di batoste economiche”, racconta Santo Mangia del sindacato Usb. Sono decine al giorno le telefonate dei suoi iscritti.
“Li hanno mandati al macero”. Sembra una roulette russa, il rischio contagio per i sanitari pare essere fondato solo sulla fortuna e non sulla prevenzione. La buona notizia è che la Asl di Foggia ha disposto l’acquisto di 500 mila dispositivi di protezione individuale per le figure professionali esposte a rischio biologico, ossia gli operatori del 118 e pronto soccorso e il personale dei reparti di Malattie Infettive, Anestesia e Rianimazione, Pneumologia e Medicina interna. Parte oggi la prima tranche di consegne: circa 20mila kit su tutte le strutture ospedaliere della Capitanata. Fino ad oggi, però, la situazione è stata esplosiva.
“Contiamo oltre 100 persone del settore sanitario in quarantena per aver avuto contatti diretti o indiretti con contagiati. E c’è una marea di difficoltà per sostituirli, attingendo da graduatorie già espletate: ma se non si dotano i medici dei dispositivi adatti, corriamo il rischio di terminare tutte le graduatorie”, osserva Mangia della Unione Sindacale di Base.
Mascherine, tute, occhiali, guanti monouso: protezioni importanti non solo per medici, ma anche per i pazienti, perché per contenere il contagio è necessario che tutti siano salvaguardati. Invece ad oggi, a sentire la Usb, l’anello debole della catena è rappresentato proprio dai luoghi che dovrebbero essere i più forniti. Un paradosso che inquieta.
A San Severo l’Unità di Terapia Intensiva Coronarica (Utic) sarebbe ancora chiusa dopo il caso del 70enne trovato positivo al Coronavirus: stessa cosa per alcuni reparti delle strutture private della provincia in cui sono transitati pazienti affetti da CoVid-19. “A rischiare è il personale in prima linea, dai medici agli ausiliari a cui non vengono dati dispositivi di sicurezza. Un’emergenza come la Lombardia, in provincia di Foggia, distruggere tutto il sistema sanitario”, dice Mangia.