Come e perchè il virus condiziona le nostre emozioni: parla lo psicologo
Con l’avanzata del Coronavirus cresce la paura delle persone: il contagio, le misure restrittive, le informazioni e i decessi sono tutti fattori che incidono sulla mente dell’uomo. Perchè perdiamo lucidità nei momenti di difficoltà? Perchè l’ansia per la malattia finisce per prendere il sopravvento sulla maggior parte delle persone? E come fare per gestirla, per sedarla, per limitare la sua proporompente forza? Lo abbiamo chiesto allo psicologo psicoterapeuta dott. Marco Petrozzi. Di seguito il suo intervento.
“L’emergenza sanitaria di questi giorni ha inevitabili conseguenze sulle emozioni umane“
La paura del contagio prende il sopravvento e porta a reazioni inconsuete persino in persone normalmente equilibrate e sufficientemente compensate. Perché ci comportiamo così? Quali forze spingono l’essere umano ad agire in modo fobico e aggressivo?
Evoluzionisticamente parlando, la mente è più attenta a percepire e registrare eventi negativi, potenzialmente pericolosi per la sopravvivenza. Il motivo è semplice: l’animale spaventato riesce a fuggire e a mettersi in salvo, mentre quello impassibile dinanzi al pericolo rischia di soccombere. Dunque l’evoluzione premia la paura (fuga) e la rabbia (reazione e attacco). E quando si attivano queste risposte istintive, il pensiero razionale viene messo in scacco. Il pensiero sequenziale e logico cede cioè il passo a comportamenti emotivi, funzionali alla sopravvivenza.
Questi meccanismi sono perfettamente naturali in senso evolutivo.
Ecco dunque che dinanzi al rischio Covid-19, i più sensibili perdono il controllo razionale del proprio comportamento e cominciano ad agire in preda alla paura. Non essendo possibile la fuga, possono manifestarsi comportamenti psichiatricamente rilevanti: il sintomo più comune è quello riconducibile ai pensieri ossessivi, soprattutto legati alla esagerata paura di contaminazione e contagio. Ecco che alcuni vanno in ansia al minimo colpo di tosse, al minimo dolore, al più piccolo sintomo influenzale.
Spesso a queste ossessioni si accompagnano anche alcuni rituali: lavaggi continui, uso improprio e smodato di disinfettanti, comportamenti evitanti, isolamento sociale, paura del contatto o addirittura di deglutire. Alcune di queste compulsioni possono essere collegate alle fobie, ma in casi più seri esse appaiono slegate: compaiono allora rituali relativi al controllo (la porta, la manopola del gas, lo sportello del frigo, l’allarme della macchina), al conteggio, all’ordine. Si tratta in genere di falsi problemi, di spostamenti che lo stesso paziente riconosce come esagerati e molesti, pur senza riuscire a controllarli.
Cosa fare? Consiglio una informazione attenta e accurata, un sereno rispetto delle regole della profilassi, e la creazione di nuove abitudini interne alla casa (viste le restrizioni governative). L’abitudine infatti aumenta la prevedibilità degli eventi, così da ripristinare un certo controllo su se stessi e sulle paure. In casi estremi, ci tengo a sottolineare la parola ‘estremi’, è possibile chiedere aiuto a un medico o a uno psicologo psicoterapeuta per affrontare il sintomo in modo tecnico e più efficace.
dott. Marco Petrozzi