VIDEO | Terremoto L’Aquila, quando Raffaella fu estratta dalle macerie
Raffaella, estratta viva dalle macerie del terremoto de L’Aquila: 11 anni fa il dramma che sconvolse l’Italia. Il sei aprile di undici anni fa un terremoto radeva al suolo L’Aquila. Il sisma, alle 3:32 del 6/4/2009, uccise 309 persone, 8 della provincia di Foggia. Raffaella Capotorto, di Cerignola e a quei tempi studente nel centro abruzzese, si ritrovò per 8 ore sotto le macerie della sua abitazione spazzata via dal terremoto. Riproponiamo la sua testimonianza resa a Marchiodoc.it proprio nel 2009, ad un mese dalla sua estrazione delle macerie.
Ore 3.32: “Un boato fortissimo”
«Eravamo in allerta già da una settimana: all’una di notte vi è stata una forte scossa, poi avevamo deciso di andare a dormire. Faceva molto caldo quella sera, un caldo inusuale che a L’Aquila, di notte, non c’è nemmeno in estate», raccontava Raffaella.
«Poi, mentre dormivo, un boato fortissimo: un pezzo di soffitto mi è crollato addosso e mi sono diretta verso la porta; dopo poco è crollato tutto, mi sono rannicchiata. Buio totale, ho iniziato a piangere, ho chiesto aiuto invano». Dodici appartamenti rasi al suolo, appiattiti in un mucchio di polvere e ridotti in frammenti.
Sotto le macerie
«Avevo una tachicardia fortissima, il cuore mi batteva veloce, ho pensato di morire ed ero rassegnata all’dea: ho sentito la voce di Maria (la coinquilina, ndr), il suo ultimo lamento. Respiravo polvere, mi mancava l’aria. Ho sentito qualcuno che mi tirava un braccio, poi ho scoperto che si trattava di un ragazzo del piano superiore, che poi è deceduto». Saranno otto ore in completa solitudine e lucidità.
«Appena ho sentito l’elicottero ho avuto paura. Ero riuscita a trovare una sorta di serenità, ho pregato per i miei genitori, ho pregato per Daniele, il mio ragazzo, ho pregato di non morire con dolore, ho pregato perchè le mie amiche non avessero sofferto –racconta Raffaella- poichè le avevo sentite morire: in quel momento ho scoperto di credere in Dio, ma non credevo di salvarmi, non avevo alcuna speranza».
Ore 11.45: la salvezza
«Quattro ore che son sembrati giorni interi. Mi hanno detto ‘stiamo arrivando’ e hanno scavato un buco per farmi uscire: ho intravisto un po’ di luce, seppur artificiale, e per me è stata un’emozione molto forte. Non potevano entrare da quella fessura perché l’ingresso avrebbe potuto compromettere gli equilibri. C’era solo una trave che riusciva a mantenermi in vita- spiega Raffaella- e così sono riuscita ad uscire da sola».
«Dopo venti giorni ho dato il mio ultimo esame e per settembre ci sarà la mia seduta di laurea. Sono ritornata più volte a L’Aquila e vorrei ritornarci a vivere. Purtroppo la situazione è precaria, le tendopoli che ci mostrano in tv sono tutt’altro che accoglienti, ma pessime, davvero un qualcosa di pietoso».
Terremoto L’Aquila, quando Raffaella fu estratta dalle macerie: il video.