domenica, Novembre 24, 2024
Cronaca

“Una beffa per i fuorisede e ora anche i decreti ingiuntivi”


La storia di una mamma di Cerignola e di suo figlio, fuorisede a Milano per studio e rimasto bloccato a casa a causa delle restrizioni per il Coronavirus

Una beffa per i fuorisede e ora anche i decreti ingiuntivi: la storia di una donna di Cerignola, con figlio a Milano, apre una riflessione sulle restrizioni per il Coronavirus. Un bar chiuso per effetto del Dpcm anti Coronavirus; un figlio ritornato prima del lockdown a causa di un lutto familiare e poi impossibilitato a partire; una casa, a Milano, non più utilizzata dallo studente e ora, come se non bastasse, arriva la beffa: decreti ingiuntivi di pagamento. La storia che a La Gazzetta del Mezzogiorno racconta una mamma di Cerignola è uno spaccato delle difficoltà a cui stanno andando incontro diverse famiglie ed è effetto “di un vuoto normativo a cui nessuno pensa”.

Da Milano a Cerignola

“A causa di un lutto familiare – spiega la donna che preferisce rimanere anonima- il 17 febbraio mio figlio, che studia e vive a Milano in una casa in affitto, è dovuto ritornare urgentemente a Cerignola. Da quel momento non è più ritornato al nord per via delle restrizioni. Proprio con il decreto del Premier, mio marito, che gestisce un bar, è stato costretto a chiudere e quindi è venuta meno l’unica fonte di sostentamento per la famiglia”. Non solo, perché tra il ping pong di decisioni tra Governo e Regioni, in ogni caso i bar dovrebbero essere le ultime attività a riaprire i battenti a pieno regime.



La richiesta negata

“Abbiamo chiesto alla proprietaria di casa, a Milano, di venirci incontro e magari di dimezzare le spese, considerato che mio figlio, fuorisede, non usufruisce dell’appartamento poiché nel frattempo, ritornato a Cerignola, anche l’Università ha disposto esclusivamente lezioni online per il Coronavirus. La risposta è stata negativa”, dice la mamma. Non è tutto, però, perché adesso per quei ritardi e dopo una serie di mail, la titolare degli appartamenti ha deciso di intraprendere le vie legali con decreti ingiuntivi di pagamento.

La doppia beffa

“Avevamo chiesto comprensione visto che mio marito non lavora più da due mesi, ma alla nostra richiesta sono seguite lettere dell’avvocato della proprietaria di casa. Il bonus di 600 euro serve a poco, considerato che la quota dell’appartamento costa 500 euro”, dice la donna cerignolana. E sarebbe questo un punto sfuggito dai radar dell’emergenza sanitaria: “Nella mia stessa situazione ci sono molte famiglie: costrette a pagare affitti di case di cui non possono usufruire per ragioni indipendenti dalla propria volontà. Mio figlio, tornato per problemi familiari, non è più potuto salire al nord perché impossibilitato dalla legge, non per una sua scelta. Che colpa ne ha? Perché lo Stato – si interroga la mamma – non presta attenzione a queste situazioni? I fuorisede sono dimenticati. Anzi, sono solo criminalizzati se scendono nel Mezzogiorno, ma dei loro problemi non se ne parla”.

Michele Cirulli
La Gazzetta del Mezzogiorno



0 Commenti
più vecchi
più nuovi più votati
Inline Feedbacks
View all comments
0
Commenta questo articolox