lunedì, Novembre 25, 2024
Cronaca

Gatti: “Infiltrazioni? La mafia ha bisogno di gente perbene”


Gatti: "Infiltrazioni? La mafia ha bisogno di gente perbene"


Gatti: “Infiltrazioni? La mafia ha bisogno di gente perbene”. La mafia prima circuisce l’imprenditoria (magari in difficoltà), poi l’azzanna e la fa sua. Questa l’analisi del magistrato Giuseppe Gatti, della Direzione Nazionale Antimafia che, parlando a Libera Foggia, ha spiegato i meccanismi dell’infiltrazione mafiosa nel tessuto economico delle città. Il meccanismo, spiega Gatti, rimane lo stesso, così come anche a Manfredonia, Mattinata, Monte Sant’Angelo e Cerignola, dove le amministrazioni comunali sono state sciolte per infiltrazioni, allo stesso modo anche altrove il rischio è alto.

“Le mafie per infiltrarsi negli appalti pubblici hanno bisogno della gente perbene. Senza l’imprenditore immune da precedenti non vanno avanti. Perché gli appalti sono governati da normative rigorose: ad esempio, potrebbe scattare altrimenti il meccanismo dell’interdittiva. Questo le organizzazioni criminali lo sanno e non vogliono rinunciare ai guadagni, quindi si servono dell’imprenditoria. Immaginate la sanità in tempi di Coronavirus. Le mafie si buttano dove c’è profitto”, rimarca Gatti.



“Di cosa c’è bisogno: della contiguità, della zona grigia, della connivenza. Gente perbene che si sporca mani con mafiosi. In passato poteva essere una precisa scelta, oggi vi sono situazioni oggettive che possono fungere da tentazione ulteriore per l’imprenditore. C’è carenza liquidità, la prospettive di fallimento, l’impossibilità di pagare stipendi, difficoltà di reggere la concorrenza”, dice Gatti.

“La mafia non aspetta altro che questo. Quando entra in questo sistema- conclude- quando varca l’uscio della casa dell’imprenditore, in quello stesso momento dalla casa dell’imprenditore è uscito il valore più importante: la libertà di autodeterminazione”.

Barese di 46 anni, Giuseppe Gatti da più di dieci anni si occupa delle inchieste legate alla criminalità pugliese e ha rivestito il ruolo di pubblico ministero presso le Procure di Urbino e di Foggia prima dell’approdo alla DNA.



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