Movida&Virus: “Ma come facciamo a controllare tutti?”
Fase 2 in corso e la Movida (anche a Cerignola) è sul banco degli imputati dei tribunali social, mediatici e dell’opinione pubblica a caccia del virus. Come coniugare la necessità di ritornare alla normalità con il divieto di fare assembramenti nei posti nati proprio per aggregazione sociale e svago? Le piazze, i locali, i pub sono diventati all’improvviso sorvegliati speciali, posti in cui potrebbero annidarsi nuovi focolai. Mica gli unici, ma tant’è. Secondo l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco gli effetti della Movida potrebbero essere tangibili tra qualche settimana. Tra esagerazioni e falle della legge, però, la Movida cerignolana si appresta a vivere una fase molto delicata. L’ennesima, se si tiene conto anche dei problemi pre-CoVid. Nico Capozza di Teku33 e Nicola Lopane di Safarà fanno il punto.
Teku33
“Al momento non posso dire che la nostra esperienza sia negativa. Un po’ per la conformazione del nostro locale – dice il titolare di Teku33 – un po’ anche per il punto in cui si trova, non stiamo trovando grandi difficoltà. Certo, accettiamo solamente prenotazioni e siamo attenti all’uso delle mascherine, ma tutto sommato la risposta dei clienti è stata soddisfacente”.
Prima di tutto “distanziamento dei tavoli, a un metro e mezzo l’uno dall’altro. Chiaramente allo stesso tavolo possono sedere congiunti anche a meno di un metro. Con la separazione dei tavoli abbiamo perso circa 20 posti a sedere fuori e 20 posti a sedere all’interno. Ci sono delle regole un po’ contorte, perché se quattro amici vengono con la stessa auto io poi li devo distanziare: questo non ha molto senso”, continua Capozza.
La riapertura è stata anticipata dalla sanificazione e l’organizzazione è cambiata: “Lavoriamo sul 50% dei nostri posti e facciamo 3 turni da 1ora e un quarto. La clientela è avvisata. Se un cliente arriva alle 20:45 sa che alle 22:00 deve lasciare il tavolo. Abbiamo dovuto regolamentare il tutto”, precisa Capozza.
Il dato più penalizzante per i gestori è nella responsabilità di dover monitore e scongiurare assembramenti nonostante il taglio dei posti e i turni: “Per legge siamo responsabili all’interno e all’esterno dell’area occupata. Dovrei stare fuori a controllare, ma è molto difficile e fastidioso, non sono un tutore della legge, ma si fa. Nel locale si entra pochi alla volta, ma oggettivamente fuori come fai a gestire tutto a perfezione? Serve buonsenso da parte di tutti”, auspica il titolare della birreria di viale Di Vittorio.
La prima settimana è trascorsa all’insegna della normalità. “Servizio a tavolo, servizio a domicilio e take away: così abbiamo ripreso l’attività, certo non è come quando abbiamo lasciato, il calo lo noti. Ogni locale ha la sua identità e la sua problematica. Io ho fatto campagna di riapertura sul rispetto delle regole, tra giovedì venerdì e sabato non abbiamo avuto grossi assembramenti”, conclude Nico Capozza.
Safarà
Ancora più complicata è la fase 2 in Piazza Matteotti, emblema della Movida di Cerignola anche nell’emergenza virus: “Credo che il problema verta sui controlli. È un problema che esiste anche in assenza di pandemie: nei week end estivi , tra via Roosevelt e piazza Matteotti facciamo almeno 1000 presenze , vien facile capire che in un territorio come il nostro serve controllo . Su 1000 persone – commenta Nicola Lopane – è ovvio che ti trovi almeno il 10% di gente “esagitata “. Serve un presidio delle forze dell’ordine e non ho mai capito perché per una partita di calcio con 200 spettatori si trovino le risorse per la sorveglianza e nella zona in questione no”.
Ai titolari dei pub è affidato anche il controllo “esterno” della movida e del rispetto delle norme: “Noi gestori non possiamo controllare ciò che succede al di fuori della nostra zona di competenza. Non è assolutamente normale che abbiano indetto contravvenzioni così esose per noi gestori quando nel regolamento redatto dalla regione Puglia. Per la consumazione veloce al banco e per il servizio al tavolo ci hanno sollevato da ogni responsabilità scrivendo “ … il tutto afferisce alla responsabilità individuale “ .
“Ciò significa – osserva Lopane- che noi possiamo adottare e consigliere tutte le misure di precauzione e prevenzione possibile (tavoli distanziati , ingresso limitato negli spazi interni etc ) ma se un gruppo di X individui se ne frega , non siamo tenuti né a indagare sul grado di parentela(congiunti , amici etc ) nè obbligarli a stare a distanza”.
Questa fase di ripartenza limitata si ripercuote chiaramente sui bilanci: “Anche noi del Safarà come tutti stiamo lavorando con meno posti a sedere, abbiamo attivato i servizi Take Away e Delivery. Non è facile lavorare in questo modo ma credo nel buon senso dei nostri amministratori. Solo convintissimo che su , ai piani alti , sapessero a cosa si andava incontro attuando la fase 2 e che quindi avessero previsto situazioni come quella di piazza Matteotti . Quindi mi viene da pensare che, o il pericolo non è più così “importante “ come a marzo/aprile o l’economia è più importante della salute dei cittadini. Ognuno interpreti come meglio crede”, conclude Lopane.
La Movida di Cerignola è chiamata ad un test importante: non solo quello del virus, ma anche quello dell’ordine pubblico.