Lagrimaro, così è stato inquinato il Canale di Cerignola
Avviso di garanzia per 133 persone tra politici, amministratori e imprenditori per l’inquinamento del canale Lagrimaro, ubicato nella zona industriale di Cerignola sin dagli anni ’50 e oggi diventato ricettacolo di inquinanti di ogni tipo. L’ipotesi della Procura di Foggia, formulata dal pubblico ministero Marco Gambardella agli imprenditori, è di aver scaricato in maniera irregolare le acque reflue e di aver operato una gestione non autorizzata dei rifiuti, che sarebbero finiti nel torrente che si snoda per circa 2 km nella zona industriale del comune ofantino.
L’avviso di garanzia ha riguardato non soltanto 129 ditte presenti in loco, ma anche amministratori pubblici: in particolar modo i dirigenti Clorindo Izzillo, Marino Russo e Vito Mastroserio per l’ipotesi di abuso di ufficio “in data da accertare”; e l’ex sindaco Franco Metta, per omissione di atti d’ufficio. I carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Bari hanno riferito che “tutti gli accertamenti effettuati hanno confermato come l’inquinamento del canale Lagrimaro sia imputabile prevalentemente alla grande “arteria” interna di comunicazione costituita dalla fogna bianca comunale attraverso cui sono indiscriminatamente e sistematicamente immessi scarichi industriali di ogni tipo al fine di alleviarne i costi di smaltimento”.
IL punto cruciale riguarda le autorizzazioni: “In considerazione che la rete fognaria bianca è di proprietà e gestita dai comuni e, nel caso specifico, dal Comune di Cerignola, agli atti del Consorzio di Bonifica di Capitanata risulta che il Comune di Cerignola (…) non è autorizzato allo scarico nel canale Lagrimaro in considerazione del fatto che il Consorzio di Bonifica di Capitanata non ha rilasciato alcuna autorizzazione né tanto meno sono state richieste per lo scarico nel canale Lagrimaro”.
Agli imprenditori è stato inoltre intimato di procedere alla chiusura col calcestruzzo dei pozzetti sui piazzali e a quelli di comunicazione con la fogna bianca e alla bonifica del canale Lagrimaro. Mentre al Consorzio di Bonifica, sempre entro il termine perentorio di trenta giorni, è stato intimati di procedere alla mappatura, tramite GPS, “di tutte le singole tubazioni abusivamente sfocianti nel canale”. Il canale Lagrimaro era stato pensato, sin dalla sua costruzione, per accogliere le acque piovane ed invece nel tempo si è trasformato in un concentrato di inquinanti.
Negli anni 2017 e 2018 vi è stato già il deferimento all’autorità giudiziaria dei responsabili di due aziende per smaltimento illecito di reflui industriali nella rete della fogna bianca, e quindi nel canalone. Dello scandalo ambientale cerignolano si era occupato anche Striscia la Notizia, che l’anno scorso aveva effettuato analisi sulle acque, che fino ad allora nessun ente aveva ancora effettuato. Il canalone risulta sotto sequestro dal luglio del 2019, quando il Noe dei carabinieri ha acceso i riflettori su quel corso d’acqua inquinato e maleodorante.
Michele Cirulli