Omicidio Compierchio, Renna: “Signori della droga, brucerete”
Si sono svolti i funerali di Nunzia Compierchio, la 41enne assassinata il 5 luglio nella sua abitazione con quattro colpi di pistola. Per l’omicidio è stato fermato suo marito, Angelo Dimeo, che ora si trova in carcere a Foggia. Di seguito il messaggio del vescovo della diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, Luigi Renna.
Carissimi,
a due settimane dalla tragica morte della signora Nunzia Compierchio, ci ritroviamo nella sua parrocchia per celebrare i funerali. Ho voluto presiedere io stesso questa celebrazione eucaristica, d’accordo con il parroco, don Giuseppe Gaeta, perché è tutta Cerignola che si sente interpellata da questa morte e piange questa sua sorella. Esprimo il cordoglio di tutti ai parenti, ma soprattutto ai tre figli di Nunzia.
Quest’oggi noi siamo chiamati a riflettere, a sperare, a pregare.
Riflettiamo su questa morte. Non possiamo dare nessun giudizio, laddove sono ancora in corso delle indagini sul movente di questo tragico evento. Mi preme solo affermare, dando voce alla famiglia e sottolineando l’onorabilità di Nunzia, che non c’è un movente passionale: questa donna è stata dedita con fatica, ma con dignità, alla crescita dei figli. Sarà la giustizia umana ad acclarare altro.
A noi resta il dovere di riflettere e riconoscere che morire così non è normale e mai dobbiamo abituarci, o essere insensibili, alla tragica fine di chi viene uccisa dal padre dei suoi stessi figli. Non è umano e mai possiamo giustificare un delitto che, prima di togliere la vita, ha cancellato anni di affetto.
Riflettiamo sulle responsabilità. Non compete a me attribuirne. Ma credo che questo delitto debba pesare su chi ha armato la mano che ha premuto il grilletto. Pesa sulla coscienza di voi, cerignolani che commerciate armi, che le nascondete nelle vostre cantine e sotto i giacigli dove dormono i vostri figli. “Chi di spada ferisce, di spada perisce” (Mt 26,52). Sono le parole di Gesù a Pietro, pronunciate il giorno in cui fu tradito da Giuda, e con le quali invitò il suo apostolo a non alzare la spada. Perché Gesù Cristo sapeva che le armi sono come un “Giuda”: prima o poi ti tradiscono. Quelle armi non possono darti il pane, Cerignola: ti daranno sempre e solo disonore, carcere e morte.
Le responsabilità di questa morte ricadono anche sui “signori della droga”, quelli che se ne stanno tranquilli nelle loro dimore, mentre ragazzini spacciatori vengono arrestati; mentre giovani e uomini impazziscono se non riescono a procurarsi le sostanze stupefacenti; mentre madri, mogli e figli piangono nella miseria di famiglie distrutte.
Voi, signori della droga, siete come la zizzania della parabola che abbiamo ascoltato (Mt 13,24-43): brucerete, se non vi convertirete, perché la vostra vita è quella di chi inquina il campo di grano della nostra società. Che la vostra coscienza sia tormentata finché non cambierete!
Ma siamo qui anche per sperare. Stare davanti all’altare, vedere la salma di Nunzia illuminata dalla Luce del cero pasquale significa continuare a sperare per Nunzia: è nell’abbraccio del Padre misericordioso. Significa sperare per noi, per la Città, per ragazzi come i figli di Nunzia.
Noi crediamo che l’amore, la pazienza, la legalità sono più forti dell’odio, della disperazione, dell’illegalità. Per questo guardiamo avanti e preghiamo.
Cari ragazzi, cari familiari, guardate il grande Crocifisso di questa chiesa con gli occhi aperti e lo sguardo mite. Egli sembra ripeterci le parole che hanno rinnovato il mondo: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34).
Ci sia nei vostri cuori il perdono per chi ha sbagliato: la misericordia è l’atto che ci rende più simili a Dio.
Ci sia la speranza per iniziare una vita diversa, che non crede nelle armi, ma al lavoro; che non si nasconde nel buio, ma vive alla luce del sole; che non consuma tutto in un’ora di euforia, ma vuol vivere a lungo, accarezzando la sua sposa e i suoi figli, nella pace e nell’onestà.