La burrata ripiena di orecchiette: l’idea di Vincenzo Troia
Il cibo come forma d’arte? O come forma artigianato di pregio come preferirebbe lo chef stellato Massimo Bottura? Di sicuro la burrata ripiena di orecchiette rappresenta un giusto compromesso, una via di mezzo.
L’idea è di Vincenzo Troia, mastro casaro e docente presso l’Accademia Internazionale dell’Arte Casearia che per tantissimi anni ha lavorato nei caseifici della sua città natale, Andria e che ora porta la Pugliesità in giro per il mondo: nella burrata ci finiscono pure le orecchiette al pomodoro.
“Le orecchiette sono condite con il pomodorino appena raccolto nell’orto – racconta Vincenzo Troia in una intervista a Repubblica – e sono orecchiette realizzate dai detenuti nel pastificio A mano libera del progetto Senza sbarre di Andria. Ci trovavamo nell’agro di Montegrosso, a Masseria Santa Maria La Nova, dove spesso organizzo degustazioni per i turisti. Altri ci hanno provato già in passato – racconta il mastro casaro – ma magari si sono limitati a usare la pasta di mozzarella. La burrata è un’altra cosa”.
L’idea è stata realizzata nell’ambito del format “Rotolando verso Sud”, un viaggio tutto meridionale realizzato come una docu-serie da Stefano Maiolica, meglio conosciuto sui social con il nickname “Un terrone a Milano” e da Pietro Totaro.
Per Vincenzo Troia non è la prima volta alle prese con le burrate alternative: “Ne ho fatte altre ripiene di involtini di capocollo o prosciutto crudo e stracciatella”, “burrata cacio e pepe” o quella con le acciughe del Cantabrico.
Quale sarà la prossima creazione?