La data in cui (si presume) “finirà” il Covid
Il virus potrebbe fare meno paura quando si abbasserà la letalità, che ora si attesta a 11 decessi su 1000 infetti e che dovrebbe arrivare a 1/1000, paragonabile all’influenza. In quello scenario gli ospedali potranno infatti tornare a respirare e dedicarsi alle attività di routine senza essere pressati dall’onda d’urto del Covid. Come spiega il Corriere, citando i calcoli dell’Istituto per gli Studi di politica Internazionale (ISPI), la data di fine pandemia potrebbe essere collocata intorno al 25 giugno.
“Iniziamo considerando la categoria degli 80-89enni in Italia: per loro la letalità di Covid-19 senza vaccino è del 7,3% e sono 3,6 milioni di persone. Il numero di vaccinati l’8 marzo era di 990.000, la prima dose ha effetto più o meno dopo 2 settimane, poi va fatto il richiamo per aumentare e prolungare l’efficacia del vaccino. Bene, oggi 22 marzo, con una percentuale di immunizzati con prima dose del 27,5%, la letalità è scesa al 5,3%. Naturalmente la letalità cambia a seconda della fascia di età: fino a 39 anni è già praticamente zero (al netto, ovviamente, delle specifiche fragilità individuali), fino a 49 anni è di 1 su 1.000 contagiati. Nella fascia tra i 50 e i 79 anni, a causa dello scarso numero di vaccinati, la letalità si è ridotta solo di poco, mentre per gli over-90, è già scesa dal 12,8% senza vaccino all’ 8,2% di oggi.”, si legge sul Corriere. Dunque la data della fine del Covid potrebbe essere vicina. A patto che “Pfizer, Moderna, AstraZeneca e da aprile J&J rispettino i termini di consegna, che le diffidenze su AstraZeneca si dissolvano definitivamente, e che il piano del commissario straordinario Figliuolo proceda passando rapidamente dalle 130 mila prime dosi iniettate a metà marzo, alle 300 mila entro fine aprile (che diventano 500 mila inclusi i richiami)”.