La lectio magistralis di Luciano Canfora: “Il fascismo non è morto”
In occasione dell’incontro promosso dalla CGIL per commemorare il sessantaquattresimo anniversario della scomparsa di Giuseppe Di Vittorio, di particolare rilevanza è stato l’intervento del professore emerito dell’Università di Bari, Luciano Canfora.
La lectio magistralis tenuta dall’illustre storico è giunta a conclusione del dibattito intitolato “Attualità dell’antifascismo di Giuseppe Di Vittorio”, che ha visto la partecipazione di personalità della politica (come il Vice Presidente della Regione Puglia, Raffaele Piemontese), del sindacalismo pugliese, dell’Anpi e del sindaco Francesco Bonito.
Di fronte a una platea formata per la maggior parte da studenti delle scuole superiori, tutti gli interventi hanno voluto mettere in evidenza la figura ed il pensiero di Di Vittorio, sottolineando come il suo contributo alla politica italiana e la sua incessante opera in difesa delle lavoratrici e dei lavoratori siano tutt’ora presenti, vivi e moderni.
Il recente assalto alla sede della CGIL di Roma da parte di manifestanti riconducibili a Forza Nuova ha fornito continui spunti al dibattito, offrendo interessanti chiavi di lettura del fenomeno neofascista. Secondo il Vice Presidente Piemontese «il neofascismo attecchisce là dove vi sono ignoranza, disagio, carenza di lavoro e offre un diversivo dando un nemico a chi soffre queste difficoltà. Un nemico che è l’immigrato, il rom, l’omosessuale». Per combattere il neofascismo, Piemontese si rivolge agli studenti rifacendosi proprio a Di Vittorio: «La sua lezione è nel seme della conoscenza che vi renderà liberi. L’istruzione e la consapevolezza sono le armi più importanti». Descrivendo la figura del sindacalista, Piemontese ne sottolinea l’anima riformista: «inflessibile nella difesa del lavoro» ma anche «proiettato al dialogo con gli avversari», Di Vittorio appoggiò quei possidenti agrari di Cerignola «che rifiutarono il fascismo. Egli non era settario e presidiava tutti i campi di lotta, dialogando anche con gli imprenditori».
L’intervento del professor Canfora ha riguardato due aspetti fondamentali: da un lato, l’attualità della nostra Costituzione e in special modo dei principi fondamentali con particolare attenzione ai riferimenti al lavoro nella Carta; dall’altro lato, l’analisi della figura di Di Vittorio come sindacalista e del suo contributo alla causa della difesa dei lavoratori.
Il professor Canfora parte dall’Articolo 1, inizialmente diviso in quattro parti e giunto alla sua forma definitiva grazie alla duplice mediazione operata dalla concezione di lavoro e dalla partecipazione dei lavoratori alla vita democratica del Paese: «Un articolo – afferma Canfora – che è puntualmente disatteso, perché ogni volta che il lavoro viene umiliato o negato tale articolo viene calpestato. La nostra Costituzione – continua – è avanzatissima e perciò costantemente attaccata. Le minuscole formazioni fasciste sono protette perché fanno comodo ai partiti di destra, in cui albergano i veri sentori fascisti. Il fascismo non è morto, ma ha proliferato in forme diverse con due ingredienti costanti: demagogia e xenofobia».
Lo studioso conclude il proprio intervento parlando di Di Vittorio: «Non è mia intenzione correggere nessuno, ma Di Vittorio non era riformista in quanto nasce come sindacalista rivoluzionario. Ricordiamo che egli fu promotore della formazione degli Arditi del Popolo, che lottavano con le armi contro la violenza fascista. Da esule, egli si rivolge ai lavoratori fascisti, dicendo loro che il partito fascista aveva tradito il programma originario del 1919. Anche durante la guerra civile spagnola, egli si rivolge ai suoi concittadini schieratisi con Franco, per spiegare loro come erano stati ingannati. Egli sfidava gli avversari sul loro stesso campo. È questo il grande insegnamento che Di Vittorio ci ha lasciato».
Giovanni Soldano