Mons. Tobji testimone del conflitto in Siria
La sera del 18 ottobre, l’arcivescovo maronita di Aleppo, Joseph Tobji, ha incontrato la comunità parrocchiale della chiesa di San Trifone Martire di Cerignola per portare la propria testimonianza del conflitto in Siria. Ad accogliere mons. Tobji sono stati don Carmine Vietri, parroco di San Trifone, e Gianni Romano, responsabile della Caritas parrocchiale.
«Un martire quotidiano che racconta la convivenza tra sofferenza e speranza», ha detto don Vietri introducendo l’ospite. «Pastore del suo gregge in Aleppo che non scappa, che è qui come messaggero di una fede che rischia di diluirsi in una sterile mondanità», ha detto Gianni Romano. La guerra in Siria «vede fronteggiarsi Usa e Russia per il controllo della produzione di idrocarburi – ha continuato Romano – In più, la Turchia gioca un ruolo ambiguo, visto che effettua incursioni nella parte settentrionale del paese per cancellare il popolo curdo». Il conflitto, iniziato 11 anni fa con la Primavera Araba che chiedeva la destituzione del regime di Assad, ha causato oltre 700 mila vittime.
«La Siria è stata derubata di tutte le proprie ricchezze, a cominciare da grano e petrolio – ha raccontato mons. Tobji – È un paese devastato dalla corruzione in cui scuole, strade e ospedali sono distrutti, in cui i bambini sono la fascia della popolazione più colpita dalla malnutrizione. Un minore su tre non va a scuola». Altissimo è il costo della vita: «Il salario medio di uno statale siriano è di 100 mila lire siriano (circa 21 euro), ma i prezzi sono proibitivi – ha spiegato il prelato – Il pane costa 6 mila lire al kg; 1 litro di benzina costa 8 mila lire; 1 litro di latte 8 mila lire; 1 kg di carne 32 mila lire. L’affitto di un piccolo appartamento costa 150 mila lire mensili. Tutto è razionato, dal gasolio al gas per cucinare. La corrente c’è solo un’ora ogni cinque». La situazione della comunità cristiana è critica: «Prima della guerra, i cristiani erano il 10%, ora sono il 3%. La maggior parte si è rifugiata all’estero. I jihadisti minacciano di morte chiunque non rinneghi la croce. Molti vengono a chiedermi se, di fronte a tale minaccia, possano rinnegare Cristo per finta. Cosa dovrei dirgli? No ‘u sacc… (testuale, n.d.r)».
Dalla sofferenza nascono però anche speranze: «La guerra ha eliminato la diffidenza dei musulmani nei nostri confronti – afferma l’arcivescovo – Come Chiesa, diamo sostegno materiale ad anziani, disabili, persone in difficoltà ed educhiamo alla fede, perché nei momenti bui si può diventare duri di cuore, ma si può anche diventare santi», conclude mons. Tobji.
Giovanni Soldano