Frate Francesco Dileo: “Riscopriamo il concetto di fratellanza
La nomina di frate Francesco Dileo a ministro provinciale dei Frati Minori Cappuccini della Provincia religiosa di “Sant’Angelo e Padre Pio” ha riempito di gioia l’intera comunità di Cerignola. Le numerose attestazioni di felicitazioni da parte dei suoi concittadini hanno certamente gratificato il cappuccino e, nel contempo, gli hanno donato forza per compiere gli uffici a cui è stato chiamato.
Contattato da l’Attacco, frate Dileo si dice onorato dall’incarico ricevuto: “La fiducia in me riposta da tanti confratelli mi riempie il cuore di gioia e di gratitudine. Non posso però ignorare la grande responsabilità che l’incarico comporta. Il servizio di ministro provinciale richiede un costante impegno nella gestione di numerose situazioni attuali e future, ma soprattutto un’attenzione particolare per ciascuno dei confratelli della Fraternità provinciale. Spero che il Signore illumini me e i miei consiglieri, aiutandoci a prendere in ogni circostanza decisioni conformi alla sua divina volontà”. Il nuovo incarico di frate di Dileo costituisce una tappa fondamentale del suo percorso spirituale partito da Cerignola, sua città natale, a cui è ancora legatissimo e dove ha trascorso anni fondamentali per la sua crescita umana e religiosa: “Nella casa dei miei genitori ho trovato e trovo tuttora l’esempio di una fede semplice e autentica, che è stata il presupposto indispensabile per percepire con chiarezza la vocazione e per trovare il coraggio di lasciare tutto per seguire Gesù obbediente, casto e povero. Inoltre, nell’orientarmi verso la scelta di entrare nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, sono stati fondamentali i modelli di tanti frati che hanno svolto il loro ministero pastorale a Cerignola o di quei miei compaesani che mi hanno preceduto nella stessa scelta. Ciascuno di loro rappresenta una tessera nel mosaico della mia vocazione realizzato dal Signore”, è il suo ricordo di quel periodo.
Le difficoltà che ora lo attendono sono tante, tutte gravose e non solo soltanto meramente amministrative: “Il problema principale è legato all’abbondante lavoro pastorale necessario in un contesto socio-culturale sempre più lontano dai valori della fede”, spiega il frate, che evidenzia pure il bisogno di impegnarsi maggiormente nel compito dell’evangelizzazione: “Le forze a disposizione sono sempre di meno – sottolinea – I tanti confratelli che, per ragioni anagrafiche, terminano il loro cammino terreno oppure lasciano l’apostolato attivo, per sostenerlo con la preghiera o con l’offerta delle loro sofferenze al Signore, non riescono ad essere sostituiti da un numero sufficiente di nuove vocazioni. Lo dico con tristezza ma anche con speranza, perché la nostra Provincia religiosa può contare su un significativo numero di giovani aspiranti alla vita consacrata e in cammino verso la professione o verso l’ordinazione sacerdotale. Sicuramente, però, sono molto di meno rispetto alla necessità di garantire una continuità alle tante comunità in cui è storicamente radicata la nostra presenza. Per questo ho deciso che daremo la priorità a sostenere i progetti del Servizio di Pastorale Giovanile e Vocazionale”.
Fede e preghiera saranno i pilastri che lo sosterranno per svolgere al meglio il proprio ministero, ma anche l’aiuto dei confratelli sarà basilare in questo senso.
Nell’omelia tenuta nel corso celebrazione eucaristica che ha concluso il Capitolo provinciale, il frate ha più volte chiesto sostegno ai suoi confratelli: “Papa Francesco non si stanca mai di ripetere che nessuno si salva da solo – spiega a l’Attacco – La nostra Regola ci pone tutti sullo stesso piano. La responsabilità di chi viene scelto per svolgere un qualunque servizio deve essere percepita come condivisa da ciascun frate, con i propri limiti ma anche con i propri carismi. Il primo e più importante segno di condivisione di tale responsabilità è la preghiera. Ad essa si può aggiungere l’atteggiamento di disponibilità a collaborare alla risoluzione dei problemi, mettendo in secondo piano i desideri e le aspirazioni personali”. Il ministero di frate Francesco è ancora più arduo perché si svolgerà in un’epoca caratterizzata dalla prevalenza delle armi sulla ragione. Per tornare sulla strada tracciata da Cristo, occorre far leva “sul concetto di fratellanza, che è l’elemento caratteristico dell’esperienza francescana. Se mostrato con uno stile di vita coerente, può aiutare gli uomini a trovare il comandamento unico dell’amore che ci ha lasciato Gesù. Solo così possiamo scoprire che questo sentimento è la fonte della vera felicità, che non solo ci attende al termine della vita terrena, ma che si può raggiungere anche nelle quotidiane dinamiche dell’esistenza, se si acquisisce la capacità di non cedere alle tentazioni dell’effimero, che illudono la fantasia, per poi lasciare il vuoto interiore della delusione”, conclude.
Giovanni Soldano, L’Attacco
Sì certo, come no… Al Convento il concetto di fratellanza è proprio un elemento distintivo… Come anche quello di carità e di condivisione. Sull’altare al posto della croce si può benissimo mettere la palla della discoteca. Per gli intimi ovviamente
Non c’é più religione……….se ci sia mai stata.