Il silenzioso esercito dei poveri: numeri in crescita a Cerignola
È un quadro fosco e complesso quello che emerge dal rapporto sulle povertà 2022 redatto da Caritas Italiana. Il report è stato presentato giovedì 9 febbraio nel salone “Giovanni Paolo II” dell’Episcopio di Cerignola in occasione del convegno intitolato “Prendersi cura dell’anello debole. Dalle povertà all’inclusione sociale”. Ad illustrare il rapporto è stata la dott.ssa Vera Pellegrino della Caritas Trieste e collaboratrice dell’Ufficio Studi dei Caritas Italiana. Sono intervenuti anche Giuseppe Russo, responsabile dell’area progettazione della Caritas Diocesana; don Alessandro Mayer, delegato religioso Caritas; Costanza Netti, presidente dell’Associazione “Servi Inutili”; Daniela Conte, dirigente dei servizi sociali dell’Ambito Territoriale. In apertura, i saluti del direttore della Caritas Diocesana don Pasquale Cotugno, del sindaco Francesco Bonito e dell’assessora comunale al Welfare Maria Dibisceglia.
Illustrando alla platea i numeri del rapporto 2022 Caritas, la dottoressa Pellegrino ha sottolineato tutte le criticità affrontate: “I dati raccolti da 2797 centri d’ascolto in 192 diocesi su tutto il territorio nazionale dicono che, nel 2021, le persone che si sono rivolte ai nostri servizi sono state 2777.556 – riferisce – La maggior parte di esse sono straniere (il 55%), ma al Sud e nelle Isole prevalgono gli italiani, con punte rispettivamente del 68,3% e del 74,2%. L’età media è di 46 anni circa, prevalentemente coniugati, con figli minori, disoccupati e con bassa scolarizzazione (il 70% circa ha al massimo la licenza media)”.
Emerge inoltre una pluralità di bisogni che va oltre la mera assistenza economica (che comunque costituisce l’80% delle richieste d’aiu lato), in quanto si è in presenza anche di difficoltà lavorative (48%) ed abitative (20%). Inoltre, si sta assistendo al fenomeno dei “cosiddetti working poor – continua Pellegrino – vale a dire quelle persone che, pur lavorando, non riescono ad uscire dalla soglia della povertà. Sono il 25% dei casi, e a volte comprendono coniugi che lavorano entrambi”.
Particolare rilievo sta poi assumendo la questione denominata dei “pavimenti appiccicosi”, espressione con la quale si fa riferimento alla trasmissione intergenerazionale della povertà ed alla scarsa mobilità sociale che affligge l’Italia, che risulta essere l’ultimo paese europeo in questo senso: “È un fenomeno che nel nostro paese colpisce sei persone su dieci – spiega la dirigente Caritas – Nelle Isole e nel Centro esso raggiunge percentuali del 66% e del 64%”. Il rapporto 2021 stilato dalla Caritas della diocesi di Cerignola – Ascoli Satriano rispecchia l’aumento della povertà anche nel foggiano. È Giuseppe Russo, dirigente della Caritas diocesana, ad illustrare la situazione del territorio: “Il report fa riferimento ai dati forniti da 20 parrocchie e dalle due mense di Cerignola ed Orta Nova. Le famiglie assistite sono state 765 per un totale di 2302 persone, di cui 636 minori. Rispetto al precedente report del 2018, notiamo un aumento di famiglie bisognose del 41%. La fascia d’età media è amplissima e va dai 16 ai 64 anni. La maggioranza degli assisti è italiana ed è il 73% del totale”. “Quest’anno, il rapporto Caritas ha registrato un aumento della povertà nell’ordine del 7,7% – afferma la dottoressa Vera Pellegrino a l’Attacco – Oltre la metà delle persone che si rivolgono ai nostri centri d’ascolto sono poveri intermittenti, cioè gente che entra ed esce dalla povertà e non riesce a raggiungere un’autonomia durevole. È sufficiente un piccolo disagio per farli rientrare nella soglia della povertà. Anche la fascia dei poveri cronici si sta allargando e comprende persone che si rivolge ai nostri servizi da più di cinque anni. Inoltre, il fenomeno persiste nelle famiglie con minori, che sono oltre il 65% dei nuclei che abbiamo incontrato. Infine, esiste anche il fenomeno della povertà intergenerazionale”.
In virtù di questo insieme di fattori, l’impegno della Caritas si è notevolmente intensificato con la realizzazione, solo nell’ultimo anno, “di un 1,5 milioni d’interventi – prosegue – Il lavoro da noi svolto ha dimensioni diverse: oltre ad aiuti di tipo materiale, economico ed alimentare, c’è anche un lavoro indirizzato ad accompagnare le persone e ad instaurare una rete relazionale che può aiutarle nel loro percorso di vita”.
C’è poi lo spinoso tema della guerra ai poveri che sarebbe stata scatenata da parte di chi vuole abolire il reddito di cittadinanza: “Abbiamo scelto un titolo che fa riferimento agli anelli deboli che, in questi tempi post pandemici, di guerra e di crisi energetica, si sono creati nella famiglia umana. Basta che se ne spezzi uno per rompere tutta la catena. Di conseguenza, occorre sostenere questi anelli deboli. Molti recenti studi ci parlano poi del tema dell’aporofobia, cioè della paura del povero. Questo avviene per molte ragioni, ma soprattutto perché si teme di diventare poveri e di confrontarsi con gli ultimi”, conclude Pellegrino.
Giovanni Soldano