Una giornata (di panico) al Pronto Soccorso del Tatarella
Passare anche solo un’ora nei locali del Pronto Soccorso è un’esperienza interessante e sfiancante nello stesso tempo. La confusione è costante, il nervosismo da parte dell’utenza è palpabile così come lo è la stanchezza fisica e psicologica del personale sanitario e di quello di sorveglianza.
“Oggi ci sono due medici e quattro infermieri e ci è andata bene, a volte ci sono soltanto tre infermieri”, ci dice al volo un’operatrice sanitaria che ci molla all’istante per accorrere da una paziente sofferente. Trovare qualcuno che abbia il tempo per fermarsi anche solo per cinque minuti e raccontare la situazione che si vive quotidianamente è davvero un’impresa. I volti sono tirati, la gente in attesa è tanta. Si sente bussare, la porta d’accesso si apre e un anziano appare sulla soglia: “Sono qui dalle nove di stamattina!”, sbraita in dialetto. “Io sono qui dalle sei”, risponde seraficamente l’agente di sorveglianza che gli ha aperto. L’anziano non prende bene l’ironia, ma la conversazione si chiude in fretta senza conseguenze.
Si chiude anche la porta. Finalmente, un operatore si ferma per fare due chiacchiere con noi: “Certamente soffriamo di carenza di personale, ma tra le tante difficoltà che viviamo quotidianamente a mio avviso la principale è quella legata alla logistica – ci dice con voce pacata – La struttura presenta delle problematiche che rallentano lo svolgimento dell’attività lavorativa. I locali del Pronto Soccorso sono inadeguati rispetto alle attuali esigenze del territorio. Basti vedere la stanza del triage, che è praticamente uno stanzino di due metri per due metri”. “Gli accessi giornalieri sono mediamente centocinquanta – continua – Dobbiamo ricordare che questo presidio non accoglie soltanto l’utenza proveniente da Cerignola, che già di per sé è enorme, ma qui vengono dal nord della BAT, da tutti i comuni dei 5 Reali Siti e anche da più lontano. Inoltre, c’è un grande afflusso di cittadini extracomunitari”. Numeri monstre, dunque, aggravati da un altro un altro problema ancora: “I medici curanti tendono a non visitare più i propri pazienti – spiega l’operatore – La maggior parte dei casi che arrivano qui risultano essere infine codici bianchi. In seguito alla pandemia, i medici si sono per così dire “irrigiditi” e questo atteggiamento si è ripercosso sul nostro lavoro. Comunque, anche quando non sono i medici di base a mandarli qui, sono gli stessi pazienti che arrivano al Pronto Soccorso di loro iniziativa, pensando di poter trovare le risposte a tutte le loro esigenze che solitamente vanno ben oltre il singolo motivo che li ha condotti in questo presidio. Per di più capita che quel singolo motivo risulti poi essere un banale mal di pancia. E non lo dico giusto per dire. Il risultato finale è un inevitabile intasamento dell’espletamento del nostro servizio, il che ci impedisce di dedicarci alle vere urgenze ed emergenze”, afferma l’operatore amareggiato.
Anche la qualità dell’utenza gioca un ruolo determinante: “Lavorare in mezzo a persone spesso maleducate ed aggressive incide sul nostro lavoro – afferma il nostro interlocutore senza usare mezzi termini – C’è una questione che definirei caratteriale. La gente è maleducata e disinformata, lavoriamo in un contesto sociale degradato che porta a complicare l’aspetto relazionale tra personale e pazienti. Siamo spesso soggetti ad aggressioni, ed il fatto che i vigili urbani stazionino a pochi metri dal Pronto Soccorso non costituisce in alcun modo un fattore di deterrenza per i comportamenti incivili”.
Come se non bastasse, il Pronto Soccorso ha subito una riduzione dei posti letto “causata dall’inserimento dell’area d’isolamento Covid, ora non più attiva. Quanti sono i posti letto attualmente disponibili? Non sono in grado di rispondere a questa domanda, i numeri sono flessibili perché cerchiamo di adattarci di volta in volta alle contingenze che si presentano”. Dulcis in fundo (si fa per dire) la telemetria non funziona: “Si tratta di una funzione essenziale che permette un monitoraggio esauriente delle condizioni del paziente. I risultati ottenuti vengono poi forniti al reparto verso cui il paziente stesso viene indirizzato. Da quanto tempo non funziona? Già da un po’, non saprei dirlo, qui è facile perdere la cognizione del tempo”, conclude l’operatore con aria stanca.
Giovanni Soldano, L’attacco
La prima cosa da curare è la maleducazione, l’incapacità e la scarsa volontà di medici ed inservienti di interfacciarsi con l’utenza , fare il proprio dovere, prima umano e poi di medico/infermiere. Che sia un lavoro complesso, come molti altri, è noto ma non può essere una scusa!! In fondo è il lavoro che si sono scelti ( lo spero per loro) e per cui vengono pagati profumatamente rispetto a altri meno “complicati”. Se hanno da lamentare incapacità gestionali ed operative si devono lamentare con la direzione sanitaria, tecnica o politica e non con i pazienti!
operatori sanitari, tutti dai medici fino all’ultimo inserviente…….dovreste solo vergognarvi…..angeli di sto c….. A fare chiacchiere e altro in ospedale (capisc a me), e la gente comune in ospedale e’ come se entrasse in banca, in punta di piedi…….
La maleducazione comune meriterebbe solo la chiusura completa e totale di questo ospedale! Poi tutti al Riuniti di Foggia a fare 12/24 ore di attesa per un codice verde! Solo questo si merita questa utenza! Imparate ad andare dai medici di base per le cose non urgenti! iniziate ad usare il Pronto Soccorso solo per le vere urgenze e non per il minimo mal di pancia!
“L’informazione dopotutto è molto importante da sapere, nel nostro Ospedale Tatarella pensate che 4 Reparti sono i migliori in tutta la Puglia! Questo voglio dirlo e farlo sapere ai cerignolani ignoranti,e Zurri!! Che parlano male, L’urologia al 1posto, 2 Neufrologia e Dialisi, 3 Ginecologia, 4 la Pediatria, e da non sotto valutare tutti gli altri. (L’ambulatorio di senologia si rende noto che ha un migliaio di donne ogni anno per screening visite annuali al seno),,, solo in quei 4 reparti dicevo,,,, che vi ho elencato, abbiamo un utenza continua, da tutte le città della Puglia. Ecco perché quel (Trimone) di… Leggi il resto »
La maleducazione è entrambi i lati, si per quanto riguarda gli operatori sanitari, e soprattutto gli utenti, che pur di essere visitati a tutti i costi da un medico in servizio del pronto soccorso (il dolorino al dito, o il dolore di pancia), rompono porte, picchiano il personale sanitario, e quant’altro, tra insulti e inciviltà a l’ordine del giorno, pensate che la legalità parte da un principio fondamentale, si chiama (pazienza) teniamoci stretto il nostro ospedale perché una volta chiuso, dovete provare per credere altri ospedali che non sono da meno al nostro, anzi dovete andare armati prima di accedere… Leggi il resto »
non e’ sempre cosi……in alcuni casi ha ragione lei, ma per esperienza personale le posso assicurare che l’80% del personale sanitario non prova sentimenti. Io mi reputo una persona educata e sono sicuro di esserlo, metto in preventivo il forte stress che il loro lavoro possa causare, ma l’alto tasso di maleducazione di medici e infermieri che regna nella struttura di Cerignola non ha eguali. parlo per esperienza personale (mia moglie con dolori atroci allo stomaco), 1 ora e oltre in sala di attesa. Non le sto a raccontare chi passa prima per conoscenze ecc ecc…..
L’ultima volta che ci sono andato in ospedale ho notato gente che non era necessario si trovasse li e accompagnati pure o da amici o parenti (numerosi) i quali cercavano di testimoniare che l’ammalato (immaginario pressoché) che avevano accompagnato fosse effettivamente afflitto e da tempo da un qualsiasi male (ancora da diagnosticare), al fine di ottenere un qualsiasi certificato di malattia oramai incurabile per chissà quale fine.
Io ho esperienza diretta di parenti e conoscenti che sono stati mandati a casa malamente da dottoressa del pronto sooccorso perchè avevano ” un banale mal di pancia” per cui non sarebbero dovuti andare al pronto soccorso … e la settimana dopo gli hanno sostituito la valvola mitralica!! per non parlare di esperienze con altri professionisti, donne in maggioranza, sparse tra ortopedia e cardiologia!! Ovviamente ci sono le eccezioni, che purtroppo tendono a emigrare in lidi migliori… e non parlo di quelli che sono scappati dalle mazzate “meritate”. I pazienti , anche quelli meno gravi, il bravo medico li riconosce… Leggi il resto »
E scusami ma questa tua osservazione non la capisco in pieno. Secondo te fa il loro dovere il personale dell’ospedale, oppure no.
Molti non sono in grado , la maggioranza non lo fa a pieno, pochi sono i medici e gli infermieri degni di questo nome. Diciamo che manderei a casa parecchia gente , valorizzerei medici e dirigenti validi e valuteri nuovi curriculum non assumerei tramite concorso!