Maxi truffa da 440 milioni di euro su Bonus Facciate e Sisma Bonus
La Guardia di Finanza ha scoperto una maxifrode da 440 milioni di euro di falsi crediti tra sisma bonus e bonus facciate che ha portato a ben 78 indagati, tra cui sarebbero coinvolti anche cerignolani. L’operazione è stata svolta in diverse regioni italiane: Emilia Romagna, Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino e Veneto. Nell’operazione sono stati impiegati oltre 200 militari.
Sono state inoltre comminate 35 misure cautelari (carcere e domiciliari) oltre che 23 interdittive all’esercizio di impresa e all’esercizio della professione per imprenditori e commercialisti. Attraverso le misure di sostegno del Governo e del governo rilancio era stata imbastita un’organizzazione con base operativa a Rimini ma con ramificazioni in tutte le regioni italiane accusata di aver creato 440milioni di euro di crediti di imposta. La misura, come si ricorderà, era stata pensata per risollevare l’economia nazionale dopo i duri anni di pandemia e relativo lockdown. Tra gli indagati – provenienti praticamente da tutta Italia- anche tre con precedenti per associazione di stampo mafioso.
Secondo l’ipotesi della Guardia di Finanza l’associazione a delinquere era formata da 56 soggetti che avevano impiegato 22 prestanome. All’operazione, e agli arresti sulla presunta cessione di crediti di imposta, si è giunti dopo aver seguito il flusso finanziario di una società coinvolta in inchiesta penale per reati legati al fallimento.
Attraverso l’incrocio dei flussi con le banche dati della Finanza, le fiamme gialle hanno constatato che alcune società erano prive di requisiti: seguendo l’intuizione investigativa, si è inoltre appurato che l’organizzazione era completamente dedita alla cessione del falso credito di imposta cedendolo a ignari acquirenti estranei alla truffa. Di qui i danni alle casse dello Stato.
Il Quotidiano di Puglia riporta l’iter seguito per mettere a segno la truffa: “Tramite professionisti compiacenti, reperire società attive in grave difficoltà economica o ormai decotte, utili alla creazione degli indebiti crediti d’imposta; sostituire il rappresentante di diritto di tali società con un prestanome, da cui ottenere le credenziali per poter inserire le comunicazioni di cessioni crediti nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate, così da avere uno schermo in caso di futuri accertamenti; inserire le comunicazioni dichiarando di aver pagato canoni di locazione superiori agli effettivi (persino oltre il 260.000%) o effettuato lavori edili mai iniziati, così da generare crediti di imposta non spettanti; cedere i crediti d’imposta a società compiacenti e dopo il secondo passaggio a società terze inconsapevoli, così da rendere più difficile la ricostruzione”.
Durante le perquisizioni, con il sospetto che gli indagati potessero aver nascosto i soldi in anfratti dei loro uffici e delle loro abitazioni, sono stati impiegati anche i cosiddetti cash dog, ossia le unità cinofile specializzate nel fiutare l’odore dei soldi.