Nel 2024 si ritorna a votare per la Provincia: ecco cosa cambia
Il 2024 sarà l’anno del ritorno al voto per le Province. Un sostegno bipartisan che ha avuto il via libera da Giuseppe Conte, venerdì a Foggia per partecipare a una iniziativa del MoVimento 5Stelle. La volontà del Movimento 5stelle è confermata da un atto parlamentare di pochi giorni fa, mercoledì 6 giugno per la precisione, quando nella Prima commissione affari costituzionali al Senato è stato depositato il testo del disegno di legge sulla “ Nuova disciplina in materia di funzioni fondamentali, organi di governo e sistema elettorale delle Province e delle Città metropolitane e altre disposizioni relative agli enti locali”. L’elemento importante del provvedimento parlamentare è la riunificazione di ben sei Ddl presentati dalle diverse forze politiche. Infatti, predisponendo un unico testo si certifica già un’intesa tra i partiti, come le parole di Conte testimoniano.
Inizia, quindi un percorso che già molti esponenti politici annunciano spedito “visti i numeri di cui dispone la maggioranza di centrodestra”, a cui, appunto potrebbero accodarsi altre forze di opposizione, così da mandare in soffitta la cosiddetta “riforma Delrio”, dal nome dell’allora ministro per gli affari regionali e le autonomie, Graziano Delrio, del partito democratico, nel governo guidato da Matteo Renzi.
Quella legge, approvata nel 2014, trasformò le province, antica ossatura istituzionale del Paese, in enti di secondo livello, riducendone le competenze e soprattutto affidando l’elettorato attivo ai soli sindaci e consiglieri comunali del territorio.Il nuovo testo, invece, restituisce alle Province e alle Città metropolitane precise competenze: dall’ambiente ad alcuni servizi pubblici, soprattutto inerenti ai trasporti, ai sistemi di informatizzazione e di digitalizzazione, programmazione e rete scolastica compresa l’edilizia, ma anche allo sviluppo economico e territoriale e alla gestione delle strade provinciali.
Tuttavia, l’aspetto più interessante per i partiti è il ritorno all’elezione diretta di Presidenti e consiglieri: per diventare presidente al primo turno basterà raggiungere il 40 per cento dei voti, senza il quale si andrà al ballottaggio tra i primi due contendenti, mentre per l’elezione dei consiglieri torneranno i collegi plurinominali dove, di norma, verrà assegnato un numero di seggi non inferiore a tre e non superiore a otto. Prevista anche la doppia preferenza di genere. La stessa disciplina elettorale è attuata per il Sindaco metropolitano.
Infine, secondo il Ddl entro sei mesi dall’entrata in vigore della nuova norma, sarà emanato un Dpcm per l’individuazione delle risorse finanziarie, umane, strumentali e organizzative necessarie all’espletazione delle funzioni fondamentali riconosciute alle Province. Risorse per le funzioni ma anche per pagare le indennità di Presidenti, assessori e consiglieri. Poltrone che saranno così ripartite: per le province con oltre un milione di abitanti saranno eletti 36 consiglieri più il presidente e si potranno nominare massimo nove assessori; tra 500mila e un milione di residenti, la maggior parte delle province pugliesi, tranne Bari, 30 scranni e sette nell’esecutivo; in quelle più piccole soltanto, 24 poltrone e sei da assessore.
Natale Labia