Abilitazione avvocati, ci provano solo in 297: “Ecco perchè potrebbe essere un bene”
Ha fatto clamore nel mondo dell’avvocatura e non solo, la notizia che all’esame per l’abilitazione all’esercizio della professione di Avvocato, tenuto a Bari martedì 12 dicembre, quale sede competente per il distretto di Corte d’appello relativo e comprendente i circondari dei Tribunali di Bari, Foggia e Trani, abbiamo partecipato “appena 297 aspiranti”. Di questi, la maggior parte donne. Il dato è, effettivamente significativo se confrontato con appena dieci anni prima, allorquando a partecipare alla selezione furono in 1700.
Si tratta, tuttavia, di un trend che si conferma, poiché l’anno scorso i partecipanti furono 499, l’anno prima 628, e così via.
Per alcuni il dato denota la crisi dell’avvocatura, sempre più difficile da esercitare, con gravose spese di ingresso/mantenimento, difficoltà dovute alle continue riforme proposte dal legislatore, incombenze burocratiche e conoscenze informatiche richieste sempre più stringenti.
Le ragioni dell’abbandono della professione, perché si deve registrare anche una costante cancellazione di avvocati già abilitati ed esercitanti, sono molteplici.
Innanzitutto i numerosi concorsi pubblici banditi in questi anni, che hanno visto sempre più avvocati abbandonare la professione e le sue incognite in favore della confort zone del posto pubblico. Ma anche, e come scrivevo prima, i costi esorbitanti di ingresso, tra iscrizione alla cassa forense (l’Ente previdenziale autonomo degli avvocati) e imposte, le incombenze in termini di formazione, le necessarie conoscenze informatiche e le continue riforme di uno schizofrenico legislatore.
Aggiungo che oggi imparare la professione sul campo è praticamente impossibile. I processi civili, amministrativi e tributari si svolgono prevalentemente in modalità cartolare, con gli avvocati che inviano le proprie difese tramite un sistema informatico gestito dal Ministero e non si tengono quasi più udienze in presenza. Un giovane praticante avvocato, quindi, non può più assistere all’operato del suo dominus (l’avvocato abilitato presso cui svolge la pratica) e imparare il mestiere. Permane, invece, una certa oralità nel processo penale, ma anche li a breve ci saranno novità in senso cartolare.
Ma è davvero una cattiva notizia la riduzione del numero di avvocati?
Ho superato l’esame di Avvocato nel 2007 (al secondo tentativo…) e le prove, che all’epoca duravano quattro giorni, si tennero a causa dell’elevatissimo numero di partecipanti, presso i capannoni della Fiera del Levante. Vidi superare l’esame una quantità industriale di aspiranti che, oggi, fanno tutt’altro.
A metà degli anni 2010, il numero di avvocati iscritti alla Cassa raggiunse quasi quota 250 mila, praticamente uno ogni 250 abitanti (negli anni ottanta erano appena 50mila). Una enormità. Nel sud, poi, la percentuale cresceva ancora di più. In pratica tutti avevano un avvocato in famiglia o nel condominio (o nel cassetto per citare un famoso manuale), anche se spesso si trattava di un semplice laureato in giurisprudenza, che aveva tentato e superato l’esame di abilitazione e svolgeva la professione part time, spesso dinanzi ad un bar, con ogni conseguenza in termini di qualità del servizio reso ai cittadini.
La caduta verso il basso del servizio Giustizia, dovuta anche alla competenza di Magistrati e personale di cancelleria, che si sono adeguati al trend dell’avvocatura, ha portato a ritenere la Giustizia come una “cosa poco seria”, una funzione statale amministrata in modo spesso cialtronesco e con imbarazzante qualità.
Ecco, una riduzione del numero degli avvocati, se associata alla specializzazione degli stessi (basta fare tutto tutti!) se seguita dalla specializzazione anche dei magistrati e del personale di cancelleria, e se corredata dalla responsabilità civile dei magistrati (e sul punto ci sarebbe molto da dire) potrebbe far tornare la Giustizia ad essere, appunto, una “cosa seria” amministrata da “persone serie”.
Nel periodo classico, la Giustizia era rappresentata nelle allegorie bendata, con da una parte la spada e dall’altra la bilancia. Il senso era che la Giustizia doveva essere cieca, e trattare tutti nello stesso modo. In epoca illuminista, invece, la Giustizia non era più bendata, perché doveva esercitarsi applicando l’equità e guardando al caso concreto.
Puntiamo ad una nuova impostazione, che tenga conto dei progressi scientifici ma non abbandoni le sue tradizioni.
La Giustizia è un argine all’anarchia, una funzione primaria dello Stato e un baluardo di democrazia e libertà, di cui gli avvocati sono assoluti protagonisti, al servizio dei cittadini, dei loro diritti, interessi e libertà. Iustitia omnium est domina et regina virtutum, la Giustizia è signora e regina di tutte le virtù, recita un antico Brocardo.
Se esaminiamo il dato della riduzione dei tempi dei processi, e ci concentriamo ora sulla qualità del servizio offerto, sia dal lato dell’avvocatura che da quello della magistratura, possiamo davvero tornare da essere la culla del diritto, ove il servizio Giustizia, che costa tre punti di PIL l’anno, può essere volano per la crescita, anche culturale del Paese.
avv. Michele Allamprese
Ora si prendono il TFA lo superano magicamente sono altamente non qualificati a fare i docenti ma loro puntano allo stipendio del posto fisso per poi praticare come avvocati e alla fine non essere nè buoni docenti e nemmeno buoni avvocati
Fanno gli insegnanti di sostegno ed il pomeriggio allo studio le pratiche assicurative e se non si chiude la pratica e devono fare la citazione a giudizio la passano a chi sa fare la causa e dividono l’onorario detratte le spese. Se poi viene il cliente del penale spesso non vanno in udienza ma la passano a chi le cause le sa fare e dividono l’onorario al netto delle spese, praticamente so mediatour c la gravatt ma non servn a na ler. In definitiva gli avvocati sono sempre gli stessi da anni, aumentavano o diminuivano solo i mediatori. Poi ci… Leggi il resto »
va bene, ma prima di giudicare vediamo a cosa siamo buoni noi.
Certo uno che insegna col TFA perché da avvocato non ha ingranato fa paura… Tanta paura. Per esercitare un ruolo di insegnamento così difficile ci vuole pazienza e dedizione alla materia, spesso bisogna seguire bambini con difficoltà mostruose… Che brividi vedere chi un tempo era noto per le truffe alle assicurazioni ostentare capacità didattiche…. Brrrrrrrrrrrrividiiiiii