Aggressioni e disservizi, al Tatarella è un’emergenza continua
La notizia di un’aggressione shock, ieri notte, all’interno del Pronto Soccorso dell’ospedale Tatarella di Cerignola rilancia il problema sicurezza che, nei fatti, non è mai stato affrontato in maniera seria. Da una parte vi sono stati annunci spot dell’assessore alla sicurezza Teresa Cicolella come la creazione di un presidio di polizia municipale, che è durato solo qualche settimana e non ha mai prestato quel servizio esclusivo di controllo presso il nosocomio che invece servirebbe; dall’altra un’altra misura spot dell’inserimento di un operatore di Polizia di Stato negli uffici dello stesso ospedale. Entrambe le opzioni non hanno portato a niente. Anzi, le cronache dicono che il fenomeno è rimasto identico se non intensificato nella violenza scagliata contro gli operatori.
Nella notte tra sabato e domenica, infatti, un uomo ha letteralmente creato il panico con un’aggressività estrema e sono servite due pattuglie di carabinieri per riportare la situazione alla normalità.
Come riferivano i sindacati nelle settimane passate, c’è bisogno di misure concrete, che per ora tardano ad arrivare. Dall’altra parte l’intervento della ASL deve essere prioritario perché la carenza di organico in Pronto Soccorso sta generando veri e propri drammi all’interno della struttura.
Se la platea di pazienti che riguarda Cerignola e il circondario (si stimano più di 100mila potenziali soccorsi) è così ampia, è impensabile che la Direzione Strategica possa rispondere alla mole di lavoro con un numero risicato di medici e infermieri, su cui pende un carico di responsabilità enorme.
Nonostante l’impegno, va da sé che la carenza di organico finisce per creare disservizi, tempi lunghi di attesa, nervosismi. C’è oggettiva difficoltà nel trovare medici: in tutta Italia si fatica a reperire specialisti, a Cerignola poi il problema delle aggressioni diventa un motivo ostativo in più, essendo riconosciuto su scala nazionale come un vero e proprio marchio distintivo del Tatarella.