Don Pasquale torna a casa dopo il trapianto: “Vi racconto la mia storia: così una donazione mi ha salvato”
Due anni di calvario, anche se don Pasquale non ama chiamarlo così, tutt’altro. Poi una telefonata in tarda serata, l’ultima dialisi, la corsa al Policlinico di Bari per un insperato trapianto di rene. Oggi don Pasquale è tornato a casa per riprendere la quotidianità e “un nuovo percorso di vita” a 25 giorni dall’operazione.
“L’invito che rivolgo a tutti – dice il sacerdote a Marchiodoc.it- è quello di donare. Adesso, con il rinnovo elettronico della carta di identità, donare gli organi diventa molto più semplice. Non bisogna avere timore o lasciarsi sopraffare dal pregiudizio, come spesso accade soprattutto nel Mezzogiorno, dove i trapianti da cadavere sono meno frequenti rispetto a quelli effettivamente possibili. Bisogna donare, dichiararlo espressamente sulla carta di identità, in modo da poter salvare vite”.
“Anni fa ho avuto un’insufficienza renale che ho curato con i farmaci, ma dopo aver contratto il covid, ed essere stato ricoverato, la situazione è precipitata. Non c’è stato nient’altro da fare che iniziare la dialisi per tre volte a settimana per sedute sfiancanti di quattro ore. Ho dovuto abbandonare la mia attività in parrocchia dedicandomi solo alla Caritas, ho dovuto riprogrammare la mia vita”, racconta don Pasquale.
Da quel momento in poi la quotidianità è stata totalmente modificata: “Potevo bere soltanto mezzo litro di acqua al giorno, non potevo più programmare una conferenza o un viaggio se non organizzandomi con l’ospedale di un’altra città per poter effettuare la dialisi”. Un anno e mezzo in questo modo. Ma non è stato un calvario, ripete il sacerdote.
“Ho imparato ad accettare la malattia e a comprendere che io non ero la mia malattia, ma che potevo fare alcune cose, mentre altre no. Ho trovato un’armonia con la mia malattia per vivere meglio la vita di tutti i giorni e non essere vincolato ad una telefonata per un trapianto che sarebbe potuto arrivare anche dopo tanti anni”, dice don Pasquale Cotugno. Nel frattempo gli esami, gli approfondimenti, l’iter medico e burocratico che non affida a chi è in lista trapianto una priorità, anche se i tempi sono strettissimi per eventuali operazioni salvavita.
La chiamata per il sacerdote è arrivata il 12 dicembre 2023. Tutto in fretta, nemmeno il tempo di prenderne realmente coscienza: “Ero un riservista, poi abbiamo fatto gli esami e potevo essere operato in quanto il rene sarebbe stato compatibile. Ho saputo che il mio donatore era una persona scomparsa in un incidente, nulla di più e nulla di più i medici, in questi casi, vogliono dire. Da un punto di vista spirituale, per me, è stata una situazione paradossale ma evangelica allo stesso tempo, perché dalla morte nasce la vita: è il messaggio di Gesù Cristo in chi poi riceve l’organo”, spiega don Pasquale.
A distanza di 25 giorni don Pasquale sente di dover ringraziare i medici e gli infermieri dei reparti di nefrologia, urologia e dialisi dell’ospedale di Cerignola e del Policlinico di Bari: “Professionisti attentissimi, onnipresenti, in grado di creare una comunità con i pazienti e rendere meno faticoso il cammino di ciascuno”. Non è stato un periodo semplice. Tutt’altro.
“La malattia crea imbarazzo nelle persone- osserva il direttore della Caritas- perché in molti non vogliono fare in conti con la sofferenza”. Così come quando qualcuno gli diceva “devi essere forte”, ma, con la voce rotta dall’emozione, don Pasquale spiega che “un malato ha il diritto alla disperazione e alla fragilità”. Oggi il peggio sembra essere alle spalle. Durante tutto l’anno sarà in stretta osservazione presso l’ospedale di Bari con controlli periodici e si dovranno attendere le reazioni del corpo al nuovo rene. Così le dialisi, le sedute fiume, l’acqua col contagocce, gli spostamenti annullati potranno essere un ricordo lontano.
“La prima cosa che ho fatto è aprire il frigorifero e bere tanta acqua senza limitazioni”. Una piccola gioia che in realtà è una stata grande conquista.
“L’invito è a donare. Non bisogna avere paure di sorta. Gli organi di un uomo hanno salvato due persone, hanno ridato vita a me e a un amico che con me si trovava in lista trapianti. Mi batterò per sensibilizzare su questo tema e per valorizzare il lavoro splendido che medici e infermieri svolgono con professionalità, umanità e passione”, conclude don Pasquale Cotugno.
Michele Cirulli
buona vita
Auguri di buona saluteo
Auguri don Pasquale di lunga e sana vita.
Caro don Pasquale, ho appena saputo del trapianto. Ti abbraccio e ti auguro ogni bene. Enzo Rendine