Astensionismo, Don Pasquale ai partiti: “Cosa avete da festeggiare?”
“Non c’è nulla da festeggiare quando l’80% dei cerignolani non si reca alle urne e quando i cittadini avvertono la democrazia come qualcosa di distante dai lori bisogni. Allora c’è da parlare apertamente di sconfitta, altro che di vittoria: questo vale sia per la destra che per la sinistra”.
Non usa mezzi termini, don Pasquale Cotugno, delegato regionale della Caritas, per commentare il voto delle Europee. O meglio, il non voto. Nel 2019 a Cerignola si recò ai seggi il 31.04%; domenica la percentuale è scesa ancora al 22%. Un progressivo abbandono che certifica, ancora una volta, la distanza tra politica e città.
“Il non voto è certamente un trend nazionale, a maggior ragione con le elezioni europee percepite come qualcosa di lontano dalla quotidianità, ma il problema – aggiunge don Pasquale- a livello politico è far capire ai cittadini quale sia la declinazione di questo voto e l’incidenza stessa del voto”.
“Ciò che è grave – prosegue il sacerdote- è che non c’è più senso di partecipazione democratica. I cittadini non si sentono cittadini perché, a Cerignola come a Roma, vedono la politica che appartiene a qualcuno per amicizia o per tradizione familiare e ci si sente esclusi”.
“Tutti, non solo i partiti, devono investire di più in formazione, in processi educativi, incontri, dalla scuola all’associazionismo: nessun partito ha una scuola politica e questo lo si nota concretamente con una esibita incompetenza a tutti i livelli, perché i politici di ogni dove non conoscono i linguaggi e le dinamiche della politica”.
In questi giorni le analisi del voto locale hanno affollato i social, i giornali, i siti. “Hanno perso tutti, la nostra città ha perso e tutti hanno una corresponsabilità nella sconfitta. Io sono sconfitto come uomo, come prete e come Chiesa e anche loro, i politici, devono sentirsi sconfitti. Mi rendo conto – afferma don Pasquale Cotugno- che conviene proiettare un’immagine vincente, altrimenti si presta il fianco alle debolezze. Ma così non si ha a cuore la città: se si accontentano di questo dato, di questo astensionismo, non hanno a cuore la città”.
Ma cosa – oltre ad un trend tutto nazionale- ha contribuito ad allontanare i cerignolani dal voto?
“L’idea che si percepisce è che la politica locale sia appannaggio di dinamiche relazionali predefinite: l’amico di qualcuno o il figlio di qualcuno che si afferma nella schiera. Ci sono blocchi predefiniti, non c’è più militanza. Quale partito investe nella formazione? Sembra che l’espediente più rapido sia la relazione, l’amicizia, la conoscenza, a discapito del dibattito pubblico, del confronto”.
Tutto questo porta ad un astensionismo record: “A Cerignola cittadini e politici parlano linguaggi diversi e così il cerignolano crede di non poter ricevere risposte ai propri bisogni. La partecipazione si costruisce, non si può pretendere di ottenerla così, con un semplice invito. Si devono creare condizioni per un dibattito serio, ma spesso, a Cerignola come a livello nazionale, si ha paura del dissenso”, conclude il delegato regionale della Caritas, don Pasquale Cotugno.
Michele Cirulli
Egregio don Pasquale, concordo su ogni aspetto della sua “disamina elettorale” ma ritengo debba aggiungersi un ulteriore aspetto; l’astensionismo è anche figlio dell’abissale ignoranza oramai dilagante del bacino elettorale. La scuola con le promozioni totalmente immeritate, facili e sicure, la politica con il totale menefreghismo verso i bisogni comuni, menzogneri di professione che senza vergogna indossano i panni di persone per bene brigando solo per soddisfare i bisogni familiari in primis, amicali e di interesse…, i genitori oramai incapaci di dare regole di vita ai propri figli solo perché loro stessi sono persone mediocri e spesso senza carattere, infine, la… Leggi il resto »
gran bel discorso ma la chiesa non dovrebbe intervenire nella politica, perché ad ogni cosa organizzata si vede il potere ecclesiastico che parla con la politica che conta?
la stessa cittadinanza onoraria a renna era una pagliacciata
Analisi perfetta, ma la politica non è la sola responsabile, ci sono I suoi sostenitori, interessati, che fanno peggio. Una democrazia monca e malata.
Bravo Don Pasquale hai detto il giusto
la chiesa curi le anime! la politica i bisogni del popolo!
e che ormai l politica non esiste più solo propri interessi