martedì, Dicembre 3, 2024
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Diario di un’allucinazione collettiva (e molto poco green)


Comiche. Paradossi. Superamento del grottesco. Faciloneria. Impreparazione. Forse difformità col progetto originario. C’è questo e tanto altro nell’Amministrazione Comunale e nei partiti che la sostengono sulla costruzione della pista ciclabile che da Corso Gramsci taglia in due la città di Cerignola fino a Corso Aldo Moro. Un mix perfino crudele che restituisce, dopo tre anni di mandato, la fotografia dell’insensatezza elevata a regola. O meglio, a sistema.

La follia collettiva inizia il 4 novembre. Anzi, inizia qualche giorno prima quando i commercianti arrivano in Comune per chiedere conto di quali misure l’assessore alla sicurezza, Teresa Cicolella, avesse programmato per limitare i furti ripetuti su Corso Aldo Moro (dopo che la stessa aveva snobbato lettere, segnalazioni e richieste di incontro per oltre tre mesi). In quel momento l’assessore ai lavori pubblici Michele Lasalvia si imbuca al meeting e avvisa i presenti: “Da lunedì iniziano i lavori per la ciclabile”. Poche parole. E dal lunedì 4 novembre parte l’allucinazione collettiva.

Nel maggior momento di difficoltà per la viabilità, per la sicurezza (sono quasi 30 i feriti nel cantiere a cielo aperto della ciclabile che non si sa perché non venga ancora recintato integralmente) e per l’ordine pubblico, l’assessore al ramo Cicolella…decide di andare in vacanza. Da quel momento è sparita, anzi è partita per una lunga vacanza. Al mare e al sole. Pare sia ritornata. I bene informati parlano di un viaggio rilassante a Dubai. La Città prima di tutto.

I commercianti sono i primi a lamentarsi, di certo anche con motivazioni a volte folkloristiche e non degne di una città evoluta o che prova ad esserlo. Fatto sta che il vero problema riguarda i mezzi di soccorso: Marchiodoc.it pubblica un video di un’ambulanza e di una pattuglia della polizia imbottigliate nel traffico, la prova tangibile, inoppugnabile e concreta che dal Castello al Bar Gorizia lo spazio è fin troppo stretto per ospitare una pista.

I commercianti s’incontrano col sindaco, che sbraita con i negozianti secondo cui le priorità sarebbero altre: nel frattempo Francesco Bonito se la prende con il suo segretario, definito pubblicamente sottoposto (chissà se è davvero il sottoposto a passare quasi in anonimo intere giornate tra i commenti di Marchiodoc.it). I primi segni di cedimento di Bonito e dei suoi sono pesanti. Ma non basta.

L’8 novembre Cicolella dice che di parcheggi Cerignola ne ha fin troppi e quindi non c’è da lamentarsi. Applaude il PD, applaude Maria Dibisceglia. Dopo tre giorni il PD stesso chiede di fermare tutto. E resta un interrogativo: ma Cerignola non pullulava di parcheggi? Cicolella e Dibisceglia smentite pubblicamente, la confusione è tanta.

Dal 12 novembre scene di panico: le auto iniziano a parcheggiare sulla pista ciclabile, i negozi espongono sulla pista ciclabile, i camion transitano sulla pista ciclabile. Solo dopo un articolo di Marchiodoc.it dal Comune capiscono di dover mettere in sicurezza l’area inibendo i passaggi. Prima, niente.

Arriva il consiglio comunale, il 19 novembre, e il sindaco è perentorio: “I lavori andranno avanti”. Tutti d’accordo fino alla mattina dopo. La maggioranza si scioglie, PD, Con e altri tre consiglieri danno l’aut aut: si blocchino i lavori. Il sindaco nicchia.

Nel frattempo i giudici amministrativi convocano le parti a Bari per il ricorso al TAR: Bonito e Dibisceglia escono fuori con una fake news sostenendo che il TAR abbia rigettato il ricorso. Tutto falso, spiegano gli avvocati Roberto e Alfonso Ruocco, perché il ricorso andrà valutato il 4 dicembre. Ma sindaco e vice hanno avviato ormai una guerra con i commercianti.

Nella maggioranza salta il banco ed infatti nell’ultimo consiglio comunale Bonito capisce di non avere i numeri (Gino Giurato, Vincenzo Merra e Gerardo Valentino abbandonano polemicamente l’aula perché la promessa di rimozione dei cordoli fino al 7 gennaio non è stata mantenuta). Bonito invita (a denti strettissimi) il segretario comunale, Paola Alessandra Ferrucci, a verbalizzare le sue dimissioni, che non ci saranno mai. Nel frattempo il primo cittadino avverte un malore. Sbraita. Non si capacita. Ma basta che i tre consiglieri gli dicano “o così o andiamo tutti a casa” ed ecco che ieri gli operai hanno iniziato a smontare i cordoli. A spese di chi? Con quali atti pubblici?

In questo mese sarà modificato il progetto: e come avevamo largamente preannunciato, non sarà una pista ciclabile, ma un aborto di pista ciclabile. Un feticcio inutile soprattutto per i ciclisti, per chi crede nel green, per i soccorsi, per i cittadini, per gli automobilisti e infine per i commercianti.

E nonostante Lasalvia – che ha progettato questa pista e poi è diventato assessore- e Cicolella- che ha difeso a spada tratta un’opera oggettivamente sbagliata (nella parte di Corso Gramsci)- restino a dare lezioni ambientaliste dopo aver scaricato anche le associazioni che erano state convinte (per usare un eufemismo) che la pista rimanesse così, la fine dell’allucinazione collettiva non si intravede ancora.

C’è ancora un consiglio comunale monotematico che dev’essere affrontato e che ovviamente è stato insabbiato dall’Amministrazione Comunale.

Michele Cirulli


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Osserv@tore
14 ore fa

Ha fatto un’eloquente rappresentazione dei fatti.
Ora mi domando :
Sino a che punto e con quale faccia si presenteranno in pubblico gli autori di tale scempio ?
Non è meglio che diano le dimissioni con dignità?

Mimmo
14 ore fa

Dice un grande economista, chi spreca soldi pubblici commette un delitto.

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