La crema di pomodori realizzata sui terreni confiscati alla Mafia di Cerignola
Una crema di pomodori secchi realizzata su Terra Aut, in contrada Scarafone, a Cerignola, sul bene confiscato alla mafia gestito dalla cooperativa sociale Altereco. Ė la nuova produzione al gusto della giustizia sociale e dell’antimafia presentata a Foggia negli spazi della bottega “centonove/novantasei”, promossa dal consorzio di cooperative sociali Oltre / la rete di imprese, che sin dal nome vuole raccontare l’importanza e l’efficacia della legge 109/96, la normativa che consente la restituzione alla collettività delle ricchezze e dei patrimoni sottratti alle organizzazioni criminali favorendone il riutilizzo pubblico e sociale.
Come la cooperativa sociale Altereco, impegnata da oltre dieci su Terra Aut in produzioni che spaziano dall’olio I Cento passi ai peperoni grigliati, dalla pasta biologica al patè di cime di rapa, passando per il vino “Rosso Libero – Michele Cianci” fino all’ultima scommessa: la crema di pomodori secchi. «Per noi questo prodotto rappresenta una scommessa per tutto quello che il pomodoro rappresenta per il nostro territorio, a partire dallo sfruttamento di tanti braccianti impegnati nelle campagne. Abbiamo coltivato pomodoro biologico con il nostro gruppo di ragazzi, soci lavoratori, ma anche da persone affidate dall’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna di Foggia e beneficiari del Reddito di Dignità della Regione Puglia – spiega Vincenzo Pugliese, presidente della cooperativa Altereco – . Tutto questo è qualcosa di magico, che ci permette di raccontare attraverso questi prodotti la nostra storia e quella dei beni confiscati alla mafia tornati alla collettività, portando una ricaduta sul territorio grazie al lavoro, all’inserimento lavorativo, al recupero di persone che provengono dal circuito della fragilità. Quello che è il sogno della legge 109/96 per noi si concretizza attraverso tutto questo».
La presentazione e degustazione della crema di pomodori secchi, quindi, è stata anche l’occasione ideale per rifletteresulla legge 109/96 che favorisce il riuso sociale dei beni confiscati. Beni, terreni, immobili che attraverso le attività di agricoltura generano un cambiamento delle persone e dei territori coinvolti, favorendo anche l’inserimento lavorativo di quanti provengono da situazioni di fragilità.
i soliti del circolato che prima stavano sotto al comune a fumare e poi gli è caduto dal cielo il lavoro
“…..confiscati alla mafia e tornati alla collettivita’…..” se mai a voi!