L’omicidio di Gioacchino 36 anni fa, quando Cerignola protestò contro i magistrati
Trentasei anni fa l’omicidio di Gioacchino Manzulli, un commerciante di Cerignola brutalmente assassinato all’interno del suo piccolo negozio di generi alimentari ubicato nel rione Cittadella. Un tentativo di rapina finito nel peggiore dei modi, ad opera di criminali entrati nell’attività commerciale con il volto travisato grazie a maschere di clown. Ne nacque una colluttazione terminata con colpi di arma fuoco che ferirono mortalmente Gioacchino Manzulli sotto gli occhi atterriti di tre ragazzini che proprio in quel momento erano entrati in quello stesso negozio per fare compere. Quell’omicidio, il 3 febbraio 1989, destò grande rabbia, in una Cerignola che sul finire degli anni 80 e l’inizio degli anni 90 pagava lo scotto della guerra di mala, della faida criminale terminata col Processo Cartagine del 1993/1994.
Racconta Domenico Carbone, storico locale, nel suo libro “Cerignola nella storia”: “Straordinaria era la situazione di Cerignola per l’alta evasione scolastica (eravamo ai primi posti in Italia insieme a Ottaviano e Gela), per la diffusa delinquenza minorile e la preoccupante disoccupazione giovanile”.
Proprio in quel contesto l’omicidio di Gioacchino Manzulli fu avvertito come l’ennesimo sopruso, diramato su più livelli, ai danni di una parte della città silente e laboriosa: “Il paese, in preda alla disperazione e al malessere sociale, reagì con un corteo cittadino che si fermò davanti alla sede della Pretura di via Vittorio Veneto. La protesta era diretta verso la magistratura che, secondo i dimostranti, vanificava l’operato delle forze dell’ordine non trasformando in arresto il fermo di polizia”, scrive lo storico Carbone.