La lettera | “La nostra vita sulle montagne russe della SLA e l’ospedale salva vita”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di ringraziamento al personale medico, tecnico, ausiliario e infermieristico dell’ospedale Tatarella di Cerignola da parte di Cinzia Dagostino, moglie di un paziente affetto da SLA e in cura presso il nosocomio ofantino.
Una vita sulle montagne russe. Sono la moglie di un paziente ammalato di SLA In questo momento,più che mai, i miei figli ed io sentiamo la necessità di condividere le “avventure “ che questa malattia ci fa vivere.
E’ vero, la nostra è una vita sulle montagne russe governata da un male infame, cattivo, subdolo e soprattutto senza speranza, dove le discese sono peggiori delle salite.
Cinque anni fa fu diagnosticata questa malattia per mio marito a solo 59 anni eravamo scettici, pensavamo che il brutto sarebbe arrivato dopo una decina d’anni ; nonostante le cure, ad ottobre 2022 mio marito fu costretto alla tracheostomizzazione e alle relative conseguenze.
Siamo stati ospiti dell’Unita di Rianimazione dell ‘ ospedale Tatarella di Cerignola dove a mio marito è stata salvata la vita per un’abingestis grave.Il personale lo ha assistito con competenza, amore ma soprattutto con dignità e rispetto.
Ci sono stati vicini rendendo questo momento meno soffocante mentre noi, attoniti, neanche ci rendevamo conto di quello che stava succedendo.
Per tre anni circa il nostro viaggio sulle montagne russe è stato alquanto stabile: poche discese, poche salite. Ad un tratto, circa 20 giorni fa, la crisi respiratoria di mio marito con relativa perdita di coscienza ci ha fatto vivere uno slalom in discesa sulle montagne russe della vita.
Siamo approdati nuovamente al reparto dell‘Unità di Rianimazione dell’ Ospedale di Cerignola .Con competenza , prontezza il personale medico , infermieristico , OOSS e personale ausiliario si è di nuovo preso cura di mio marito. Ho ritrovato volti già conosciuti, altri nuovi ma parimenti sorridenti, comprensivi: un’orchestra dove ogni elemento era complementare all’altro e insieme producevano la musica della speranza; quella speranza che la malattia non ti fa vivere
Da 20 giorni mio marito è in ospedale accudito, curato e quando vado a fare visita trovo sempre un ambiente amorevole. Gli sguardi attoniti, smarriti di noi parenti mentre siamo in attesa di entrare, al termine della visita sono diversi, più sereni perché ad ognuno è stata detta una parola buona senza tralasciare gli aspetti medici dei vari casi.
Il 25 febbraio mio marito è tornato a casa: stabile, collaborativo, VIVO.Per tale motivo ho colto l’ occasione per scrivere questa mia testimonianza.
Ormai quel luogo è per mio marito, per me e i miei figli un approdo sicuro , un posto dove ogni malato grave può essere monitorato e curato nelle situazioni difficili.
Per tale motivo ringrazio tutto il personale medico: i dottori Belpiede, Procopio, Russo, Salatino, Sciusco e tutto il personale infermieristico OOSS e personale ausiliario
Spero che tale reparto rimanga efficiente e soprattutto APERTO per dare aiuto a chi veramente ne ha bisogno.Avrei voluto anche ringraziare il Primario, il dottor Galante ma purtroppo non l’ho conosciuto.Grazie mille a tutti per rendere la vita mia, dei miei figli ma soprattutto di mio marito meno difficile
Cinzia Dagostino
Spiegatelo al ns Presidente di Regione che dice che occorre centralizzare nei soli capoluoghi di provincia gli ospedali per renderli più efficienti, tralasciando il fattore economico e di difficoltà per quelle famiglie che si trovano a percorrere diversi kilometri per poter far visita ai loro cari. La sanità deve essere per tutti almeno per le patologie di routine e più diffuse, e non per una “semplice frattura” non disporre si un reparto ortopedico. Naturalmente per cose particolari ci saranno centri specializzati che se ne occuperanno anche per l’intera regione. Le tasse le paghiamo ed anche i Vs lauti stipendi, pertanto… Leggi il resto »