Laronga: “Il rischio che la Quarta Mafia si diffonda in tutto il Paese è concreto”

“Per lungo tempo le mafie foggiane sono state considerate mafie di serie B o serie C, ma ora sono un fenomeno nazionale”. Con queste parole, venerdì scorso, presso lo Sporting Club di Cerignola, il procuratore aggiunto Antonio Laronga ha presentato il suo libro, “L’ascesa della quarta mafia – espansione e metamorfosi della criminalità organizzata foggiana”. Un’analisi del fenomeno mafioso dalle origine alla più sofisticate forme di infiltrazione che aggrediscono l’economia e poi giungono fino alle amministrazioni pubbliche. Fiumi droga, tonnellate di rifiuti, assalti ai blindati, ma soprattutto un nuovo modo di fare antimafia sociale.
Per Laronga- che da 25 anni combatte la mafia foggiana e ora attende una nuova destinazione tra Terni e Brindisi- “oggi l’antimafia si fa in modo diverso: stando innanzitutto lontani e distanti dal mondo criminale. Ai professionisti dico: se capite che le consulenze, pur generose, richieste da taluni personaggi sono pericolose, siate prudenti. Stesso discorso per le imprese”.
“I comuni – ha aggiunto Laronga- sono le prime imprese del territorio perché erogano fondi e servizi. E non è un caso che nella provincia ci siano stati tanti scioglimenti. Questo non significa che gli amministratori siano mafiosi, è bene ricordarlo. Più in generale, nei Comuni la criminalità ci entra più facilmente, dialoga, anche perché spesso i criminali sono portatori di voti”.
Proprio per questo, in Italia, nel 2023, ci sono state ben 2007 interdittive antimafia: ossia provvedimenti che inibiscono a determinate aziende di poter entrare in contatto con le pubbliche amministrazioni. Di queste, 142 sono state firmate nella provincia di Foggia.
“Le mafie- ha spiegato il magistrato- bloccano lo sviluppo perché toccano due fattori produttivi: il capitale pubblico, visto che per fermare i clan si investono fondi; il lavoro, perché il fiume di soldi da riciclare non consente ad un’azienda sana di poter competere con chi ha disponibilità infinite”. Nella provincia di Foggia, al momento ci sono 9 clan che gestiscono gli affari della criminalità organizzata.
“Serve un apparato repressivo forte da parte dello Stato. Ma la mafia degli affari la si contrasta con politiche sociali forti, efficienti ed efficaci. Non è un caso che le organizzazioni proliferino dove c’è povertà, dove le possibilità sono poche e dove c’è un mercato del lavoro debole, come ci suggerisce l’ultimo rapporto Eurispes”, ha sottolineato il magistrato.
“La legalità è una parola da riempire, altrimenti il cittadino scappa, si allontana. Bisogna avere la capacità di dire che noi non siamo come loro”, ha concluso Laronga.
Michele Cirulli