La beffa: i ventilatori donati agli ospedali della Puglia requisiti dal commissario Arcuri
BARI – La gara di solidarietà sta riguardando tanta gente. Grandi aziende, ma anche piccole imprese e anche singoli cittadini. Chi può, prova a dare un segno tangibile di vicinanza. E magari investe alcune decine di migliaia di euro per acquistare materiale destinato agli ospedali, a partire dagli indispensabili ventilatori polmonari che si producono – soprattutto – in Cina. E che da un paio di settimane, ormai, vengono fermati alla dogana su disposizione del commissario di governo, Domenico Arcuri: la legge gli consente di requisirle.
Sta accadendo anche ad un imprenditore del Tarantino che aveva acquistato, con soldi propri, un lotto di materiale sanitario da destinare agli ospedali pugliesi. Da alcuni giorni il carico è fermo a Ciampino, dove l’Agenzia delle Dogane ha dato attuazione a quanto richiesto da Arcuri (l’uomo che Conte ha incaricato di occuparsi delle forniture sanitarie): può passare solo ciò che è destinato ad ospedali pubblici, tutto il resto deve essere fermato e – se il commissario lo richiede – deve essere consegnato alla Protezione civile.
Quella della requisizione è una facoltà prevista dai decreti sull’emergenza. Al legittimo proprietario della merce verrà rimborsato il prezzo pagato per l’acquisto. Ma poi è la Protezione civile a stabilire dove andranno a finire i preziosi ventilatori (a Ciampino, insieme a quelli ordinati dall’imprenditore pugliese, ce ne sono fermi molti altri), e nessuno potrà sapere che fine farà la merce requisita. Se (almeno) finirà lì dove era destinata, o se verrà invece dirottata verso un ospedale del Nord.
Ma del resto le difficoltà della Protezione civile a far arrivare le forniture richieste dagli ospedali sono note. Ieri la Regione, dopo almeno un mese di tentativi, è riuscita a farsi consegnare 35mila mascherine «ffp3» ordinate il 22 marzo attraverso un’azienda locale: la merce, partita dalla Cina in aereo, ha fatto il giro del mondo (Sud Africa e Olanda, in aereo, poi in treno fino a Milano, quindi un camion fino a Bari). Altri ordini fatti per quasi 30 milioni di euro, molti dei quali garantiti con lettere di credito, non sono mai arrivati. Anche alcune forniture della stessa Regione si sono perse alle dogane, stavolta quelle dei Paesi extraeuropei in cui hanno fatto scalo i voli diretti dalla Cina.
Ieri la Protezione civile ha consegnato alla Regione 1.080 kit per accesso vascolare, 8.778 tubi endotracheali, 84 monitor multiparametrici fissi, 176 monitor multiparametrici portatili, e 15 ventilatori polmonari, dopo che nella tarda serata di lunedì un aereo da carico messo a disposizione da Leonardo aveva scaricato a Bari 30.400 mascherine chirurgiche, 500 tute di protezione e 3.730 mascherine ffp2, mentre domenica un volo della Guardia costiera ha portato 42mila mascherine chirurgiche.
Due voli che non hanno coperto nemmeno un singolo giorno di fabbisogno del sistema di assistenza pugliese, per non parlare degli appena 31 ventilatori totali a fronte dei 400 necessari: dei 15 consegnati ieri, peraltro, qualcuno potrebbe provenire dai lotti requisiti. E c’è un giallo anche sui numeri complessivi: secondo la Protezione civile il materiale consegnato alla Puglia ammonta a 1.272.000 pezzi, la Regione ne contabilizza 236mila in meno (dovrebbe trattarsi di mascherine). E di questo totale, 400mila sono le famigerate mascherine Montrasio, che in ospedale sono inutili e che infatti la Lombardia ha mandato indietro: secondo i medici sono più utili da utilizzare al posto dei panni Swiffer. [m.s. – lagazzettadelmezzogiorno.it]