Il business dei tamponi e dei “furbacchioni”
Il business dei tamponi e dei “furbacchioni”. “C’è stato il momento della richiesta popolare dei tamponi a tappeto. Spero la gente abbia capito che un tampone negativo alle ore 8:00 non esclude essere positivo alle ore 8:01 e, sola sola, abbia realizzato che forse hanno ragione gli esperti a fare quello che fanno (si chiamano esperti per questo motivo)”. Con queste parole lo scienziato Pier Luigi Lopalco, scelto dalla Regione per contenere il contagio CoVid-19 in Puglia, parla dei test sierologici.
L’odore del business
“Ora è il momento della sierologia. La spinta popolare a fare il test sierologico è forte e, ovviamente, i furbacchioni hanno fiutato odore di business a lunga distanza. Fatto salvo che il test sierologico è importante come screening di popolazione per evidenziare la circolazione inapparente del virus, cerchiamo ora di capire a cosa serva, al cittadino comune, fare un test del genere”, spiega Lopalco.
I tempi
“Gli anticorpi iniziano ad essere identificabili a partire dalla fine della seconda settimana dopo l’inizio dei sintomi, quindi più o meno fine della terza settimana da quando abbiamo contratto l’infezione. Questo – osserva il virologo- significa che se io risulto oggi positivo agli anticorpi, comunque per due-tre settimane ho potuto contagiare allegramente chi mi stava vicino. Non serve dunque a identificare i portatori. Per quello serve il tampone”.
Se si risulta positivi si può stare tranquilli?
Purtroppo no. Esiste una finestra temporale in cui sono presenti gli anticorpi, ma comunque anche il tampone è positivo: cioè ho le IgG ma ho anche il virus in gola. Morale della favola, se sono positivo al test sierologico, devo comunque mettermi in isolamento e fare il tampone”, dice Lopalco.
Tampone negativo e IgG positive = immunità?
“Ma se il tampone è negativo e le IgG sono positive, sono immune? Ancora una volta la risposta è: forse. Un livello alto di IgG (bisogna quindi fare un test che ne misuri il titolo) potrebbe correlare con la presenza di anticorpi neutralizzanti (protettivi), ma non è sicuro sia così e, certamente, dipende anche dalla qualità del test che viene fatto”.
“Purtroppo, per verificare la presenza di anticorpi davvero protettivi bisogna fare un test assai complesso che richiede la verifica della neutralizzazione del virus su una coltura cellulare. E’ evidente che un test del genere sono in pochissimi laboratori a poterlo fare”, conclude Pier Luigi Lopalco.
“Quindi, traete le conseguenze”, conclude l’esperto rievocando il business dei tamponi e dei furbacchioni.