Processo Black Land, tutto da rifare per il filone foggiano
Da scandalo nazionale ad incredibile autogol. Sembra essere questo l’epilogo del processo Black Land, celebratosi ieri presso il Tribunale di Foggia e che tornerà alla fase iniziale per vizi procedurali tanto che, a rischiare, potrebbe essere anche il filone barese, conclusosi con 10 condanne lo scorso 17 dicembre.
Giovedì mattina, infatti, il giudice monocratico Carlo Protano, su pressing della difesa dei 4 imputati, ha sancito la nullità del decreto di giudizio immediato perchè sono mancati gli interrogatori sulle ipotesi di reato di tipo contravvenzionale (sversamento illecito di rifiuti) mentre sono andati a buon fine solo quelli relativi al delitto di rilevanza penale (associazione a delinquere). Così, fatte proprie le istanze dei legali, al giudice Protano non è rimasto che accogliere le richieste e annullare quanto disposto sino ad oggi: i documenti, adesso, saranno spedite a Bari ed il processo “”“ da un punto di vista procedurale- ritornerà alla fase embrionale. Ed non era iniziato nel migliore dei modi, visto che a causa di difetti di notifica la prima udienza è slittata almeno in quattro occasioni.
Rimangono ancora da sciogliere, tra l’altro, le richieste di ammissione a parte civile dei comuni interessati dagli sversamenti illeciti di 300 tonnellate di rifiuti disseminati in tutto il territorio foggiano, in particolar modo tra Ordona e Cerignola, fino ad arrivare alle porte di Trani, nella provincia di BAT.
Un altro nodo da affrontare riguarda, e sul cui merito ci si confronterà nelle prossime udienze, riguarda la competenza del giudice: secondo la difesa, difatti, i quattro imputati dovranno essere processati a Benevento, proprio lì dove si sono verificati i fatti ritenuti delittuosi: ma il punto è stato accantonato temporaneamente una volta intervenuta la nullità del decreto di giudizio immediato.
Non è detto, però, che questo “”ritornare al via”” sia una dinamica a sè stante, perchè c’è il rischio, molto concreto, che questa decisione possa influire anche sulla sentenza di condanna inflitta il 17 dicembre scorso, a Bari, ai 10 (su 11) imputati che avevano creato l’organizzazione che smistava e tombava illegalmente la “”monnezza”” nelle campagne foggiane.
Se verrà confermata l’impostazione sulla nullità del giudizio, per mancato interrogatorio sulla fattispecie punibile contravvenzionalmente, difatti, si potrebbe arrivare addirittura all’annullamento della sentenza ed anche il processo barese potrebbe riprendere da zero.
Come si ricorderà , il giudice del tribunale di Bari aveva inferto dieci condanne: rispetto alle richieste dei pm Giuseppe Gatti e Renato Nitti, che avevano invocato pene per complessivi 39 anni di carcere, il gup Marco Galesi è stato più clemente. Ai 10 imputati “”baresi”” si è contestata l’associazione a delinquere e lo sversamento illecito di rifiuti e la sentenza, le cui motivazioni saranno depositate entro 90 giorni, parla chiaro: 3 anni e 9 mesi per Gerio Ciaffa, proprietario della cava di Ordona in località Cavallerizza; 2 anni e 4 mesi per Giuseppe Zenga, tra gli autisti che materialmente trasportavano i rifiuti tra la Campania e la Capitanata; 2 anni e 6 mesi per Michele Brandonisio, legale rappresentante della Ecoball srl; 2 anni e due mesi per Donato Petronzi; 2 anni e 6 mesi per Giuseppe Gammarota; 2 anni e 2 mesi per Donato Del Grosso, fratello di Pasquale, assassinato a febbraio scorso nell’agro di Ascoli Satriano; 2 anni e 6 mesi per Claudio Durante; 2 anni e 4 mesi per Francesco Pelullo, proprietario della cava ubicata a Cerignola, nei pressi della diga Capacciotti; 2 anni e 2 mesi per Gianluca Cantarelli. Decade l’accusa di associazione per Frnacesco Di Leno, condannato a mesi 6 di reclusione con pena sospesa. Assolto, invece, Giuseppe De Nittis con la conseguente decadenza delle misure cautelari ai domiciliari.