lunedì, Novembre 25, 2024
Sanità

“Io, malato di Coronavirus per decreto”

Io, malato di coronavirus per decreto

Malato per decreto, abbandonato dalla Asl di Foggia e impossibilitato a seguire l’iter disposto per chi ha fatto rientro dalle Nazioni considerate a rischio come Grecia, Spagna, Croazia e Malta. Ecco cosa è successo, e sta ancora succedendo, ad un cerignolano ritornato dalle vacanze. Di seguito il racconto.

La lettera

A luglio scorso, insieme ad altri amici, proviamo ad oganizzarci le vacanze. Attratti dai prezzi molto convenienti e dalle notizie che davano nuovamente disponibile la possibilità di viaggiare all’estero, scegliamo la Grecia, la nazione europea che aveva avuto il minor numero di casi di Coronavirus di tutta l’Europa, tale che, fino alla negoziazione col nostro ministero degli esteri di alcuni mesi fa, la Grecia non voleva accogliere turisti stranieri, soprattutto italiani (all’epoca eravamo la nazione col maggior numero di casi di tutta l’europa) per timore che infettassimo i loro cittadini.

La situazione all’8 agosto, giorno della nostra partenza, era la seguente: i casi totali in Grecia erano 5.270, mentre in Italia erano ben 250.103. Tutte le migliori premesse per trascorrere almeno la vacanza in un luogo sicuro, insomma.

Il viaggio avviene nel rispetto di tutte le cautele, mascherina indossata dal parcheggio dell’auto, in aeroporto (dove ci rilevano la temperatura), durante il check-in, l’imbarco, tutto il volo, praticamente sempre fino a quando abbiamo abbandonato l’aeroporto e siamo saliti nell’auto presa a noleggio. La vacanza è proceduta serenamente e sempre con tutte le cautele, anche perché abbiano notato che i greci erano particolarmente zelanti del rispettare e far rispettare l’uso della mascherina.

In tutti i posti in cui siamo stati abbiamo verificato che negozianti e gestori di attività (anche delle spiagge, quindi all’aperto e con un caldo terribile) la indossavano sempre e ricordavano ad ogni turista che entrava in un negozio o si avvicinava al loro bancone, d’indossarla. Nel nostro hotel ad esempio, era obbligatorio indossarla sempre tranne che a tavola (ed in stanza, ovviamente), ed avevano chiuso al pubblico tutte le sale interne. Un rispetto delle regole esemplare, direi, ben lontano da quello che avevamo vissuto a Cerignola.

Il viaggio procede tra le splendide località dai panorami mozzafiato, senza particolari situazioni di rischio contagio. Rarissimi i turisti stranieri. Ci hanno detto che hanno avuto l’80% in meno di stranieri, a cui loro hanno reagito abbassando ulteriormente i prezzi (al contrario di quello che hanno fatto gli operatori italiani) e mostrando ancora più disponibilità e cortesia. Mentre tutto lì era sereno, leggevamo di nuovi focolai a Cerignola e io mi preoccupavo per i miei genitori anziani, raccomandandogli di usare tutte le cautele possibili nei loro spostamenti cerignolani.

L’11 agosto, durante la nostra ultima sera in Grecia, leggiamo sulla pagina facebook del presidente della nostra Regione che questa recrudescenza del Covid in Puglia era imputata agli italiani rientrati da Malta e Grecia (?) e che per questo motivo era intenzionato a deliberare l’isolamento cautelativo obbligatorio di 14 gg. per tutti quelli che sarebbero rientrati in Puglia da quei paesi. La cosa ovviamente ci ha gettato nello sconforto più totale. Ognuno di noi, dopo la vacanza, sarebbe dovuto tornare alle sue normali attività lavorative. Se avessimo saputo di andare incontro ad un rischio tale, non avremmo mai fatto questa vacanza! La speranza, però, è l’ultima a morire, quindi ci auguriamo che quello sia solo un annuncio ad effetto, e che magari non sarà confermato o non in quella misura. Invece, durante la notte, la delibera viene pubblicata.

Il 12 agosto, data della nostra partenza, la situazione era la seguente: in Grecia i casi totali erano 5.942 mentre in Italia erano 251.713 e proprio non capivo la ratio dietro questa delibera. Lasciamo una nazione con meno casi della nostra… e dobbiamo metterci in quarantena cautelativa?!? Ma ormai la cosa era fatta. In aereo, non si parlava d’altro. Ognuno diceva la sua, con frammenti di notizie arrivati di seconda mano qui e là. Appena atterrati, ci aspettavamo di trovare ad accoglierci come appestati del personale medico per tutte le verifiche cliniche del caso, ma invece niente. Non ci hanno preso neppure la temperatura, come fatto alla partenza.

Appena usciti dall’aeroporto io ed i miei compagni di viaggio cominciamo a cercare informazioni su cosa fare. L’unica cosa certa è l’autosegnalazione da fare sul sito della Regione Puglia. Poi, chiedendo ad amici, ci spiegano che bisogna girare il modulo compilato sul sito al proprio medico curante, che dovrebbe comunicarlo all’ASL di competenza. Ok, ma non sarebbe più logico fare un tampone? Sto bene, non ho sintomi (come i miei compagni di viaggio) ma se Emiliano dice in pubblico che il problema viene dalla Grecia, dove sono appena stato, forse devo preoccuparmi davvero!  Forse lui sa qualcosa che ancora non sappiamo?! E la maniera migliore per capire la situazione è fare un tampone. Ma di tamponi non se ne parla da nessuna parte. Eppure in tv, prima della partenza, dicevano che erano aumentati i tamponi eseguiti ogni giorno, che a Bari si potevano fare direttamente in automobile, che ora c’erano anche dei centri analisi privati autorizzati  farli… Visto che sono ancora a Bari, dove ci sono più laboratori e sono meglio organizzati, sarà facile farselo fare, magari ci riesco prima di rientrare a casa! Allora comincia un vortice di telefonate e messaggi per capire come fare per mettersi in lista.

Per prima cosa, chiamo il numero verde Covid regionale. Resto in attesa per 15 minuti. Niente. Riprovo ancora, ma dopo altri 20 minuti, nessuno mi risponde. Allora contattiamo ogni medico, farmacista, amico di medici e farmacisti, impiegati dell’ASL, amico e parente che avesse sentito o saputo qualcosa, che abbiamo in rubrica. Io sono disponibile anche a farlo privatamente, pagandolo di tasca mia. Reperisco il numero telefonico di 5 laboratori di analisi di Bari, uno di Bisceglie, uno di Andria, uno di Barletta ed un altro di Foggia, che sui giornali risultano essere stati autorizzati dalla Regione ad effettuare il tampone. Tutti i ferie, tranne due, che però mi dicono che non è vero che sono autorizzati e che non lo fanno. Ma come, durante una pandemia, con nuovi focolai in Puglia… la Regione autorizza questi centri a chiudere per ferie? Sono stranito.

Allora ripiego su test sierologico. Chiedo informazioni su questo. Mi spiegano che il test sierologico non ha valenza legale, quindi anche se negativo, non mi eviterebbe l’isolamento. Vabbè, lo faccio lo stesso, almeno mi tolgo un dubbio. Invece no. Mi dicono che nei mesi scorsi sono state revocate tutte le autorizzazioni a farlo. Quindi diventa anche questo una chimera. Sono sfinito, sfiduciato e abbattuto. Mi arrendo.

Torno a casa e comincio questo isolamento fiduciario. Vengo accolto dai miei con terrore, al mio ingresso in casa si allontanano da me, nonostante io, ormai per abitudine, indossi ancora la mascherina. Lo capisco, sono anziani, i soggetti più a rischio, ma mi fa un po’ male. A furia di stare davanti alla tv, di percepire la realtà solo attraverso quella, ai loro occhi sono diventato malato, anche se sto meglio di quando sono partito. Sono diventato malato per decreto regionale! Comunque rispetto i loro timori e comincio un rigido isolamento. Vado a dormire, magari nei prossimi giorni succede qualcosa.

Effettivamente qualcosa succede. La Regione Puglia, forse anche per quanto dichiarato dal ministero della Salute, che ha mal digerito le tante deliberazioni autonome delle regioni, pubblica una nuova delibera in cui dice che tutti quelli che sono rientrati da quelle nazioni (quindi anche noi) devono essere sottoposti a tampone. Bene! Finalmente! …Ok, ma quando? Mi metto in contatto col mio medico curante per chiedergli cortesemente degli aggiornamenti che io non riesco trovare. Dopo essersi consultato con l’ASL, mi dice che saranno loro a contattarmi, che si stanno organizzando. Ma come… non erano già organizzati? Mi viene il dubbio che all’ASL si riferissero all’organizzazione dei loro weekend di ferragosto, ma me lo tengo per me.

Oggi è 16 agosto, sono ormai passati 4 giorni dal nostro ritorno in Puglia, ma nessuno si è fatto vivo. Stamattina ho provato a richiamare il famoso numero verde Covid regionale e dopo “solo” 10 minuti di attesa mi hanno risposto. Ho chiesto quando mi chiameranno per fare questo test, ma il tizio dall’altro lato del telefono non me lo ha saputo dire. Mi ha detto solo che non sarà prima di 72 ore. Gli ho fatto notare che le 72 ore sono passate da un pezzo, ma ha detto che devo continuare ad aspettare. Gli ho chiesto se posso sollecitare in qualche modo, ma mi ha risposto che non dipende da loro, bensì dalla mia ASL di competenza. Allora mi sono fatto dare il numero e li ho chiamati.

«Risponde la segreteria telefonica del Centro Informazioni Corona Virus di Foggia. I nostri operatori rispondono il lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 12 ed il martedì e giovedì dalle 16 alle 17». Ma non eravamo in emergenza? Non ci sono nuovi focolai? E questi rispondono solo in risicatissimi orari di sportello? Assurdo. Comincio a temere che mi chiameranno al 15 giorno, per dirmi che ormai il tampone non serve più, perché l’isolamento cautelativo è terminato senza sintomi.

Ora, dall’inizio di questa pandemia mi sono fidato del mio Governo e della mia Regione, seguendo tutte le raccomandazioni e prendendo per buoni tutti i dati che pubblicavano. Ho anche pesantemente perculato sui social i complottisti e negazionisti, ma devo ammettere che tutto questo mi ha fatto riflettere molto e mi ha fatto sorgere delle domande che credo essere più che lecite:

  1. In base a quale dati dicono che i casi sono in aumento, se è così difficile ottenere un tampone?
  2. Se siamo ancora in pandemia e ci sono addirittura nuovi focolai, perché la Regione Puglia consente ai (comunque pochi) centri di analisi privati autorizzati ai tamponi, di chiudere per ferie?
  3. Se siamo ancora in pandemia e ci sono addirittura nuovi focolai, perché i numeri preposti dalle ASL rispondono solo in risicatissimi orari di sportello?
  4. Sulla base di quali dati dicono che i nuovi focolai dipendono dai rientri dalla Grecia, Malta e Spagna, se non fanno tamponi a chi rientra?
  5. Perché dicono che in quelle nazioni la situazione è grave, mentre è enormemente più grave qui in Italia?
  6. Se adesso che la situazione è più gestibile rispetto a marzo/aprile è così difficile ottenere un tampone, cosa sarà successo durante quei mesi?
  7. Sui media sta avvenendo una narrazione della situazione che non corrisponde affatto alla realtà. Narrano una efficienza che non esiste. Narrano di dati che non rilevano davvero la situazione reale. Possiamo continuare a fidarci di quello che dicono i tg?

Spero che tutto questo possa gettare una luce diversa su quanto sta succedendo e far conoscere ai vostri lettori un aspetto che non viene raccondato da nessuno.

Lettera firmata

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Francasuglia
4 anni fa

Forse Emiliano fa tutto ciò perché vuole che i turisti rimangano in Italia.booo .comunque anche noi volevamo andare all estero ma alla fine abbiamo optato per la bella Sardegna e siamo stati bene.

Bianco Primo Scaravaggi
4 anni fa

Interessante questo scritto che ritengo riporti fedelmente la realtà dei fatti. Penso però sia indispensabile mettere i dati dell’autore, altrimenti potrebbe essere un “normale” articolo e non una esperienza personale.

Coronaman
4 anni fa

Si ma non ci rompere le palle. Ta sciout a dvrte’ a timb d virus e non rumben mou, statt in isolamend a cast!!

ginolisa
4 anni fa

ce ne accorgeremo il 20 settembre il perche’. questi non riapriranno nemmeno le scuole per evitare le elezioni regionali.

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